Numeri clandestini. A farli è Matteo Salvini, che pure sugli immigrati irregolari, in un certo senso, ci ha costruito buona parte delle sue fortune politiche. A inizio anno, intervistato da Repubblica, il ministro dell'Interno assicurava: «Ci sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione». Poi però saltano fuori i numeri dei rimpatri, e proprio il Viminale certifica il flop rispetto alle promesse della campagna elettorale. Nel 2019 sono stati rispediti a casa 2.053 immigrati irregolari, e se la media restasse questa il dato, a fine anno, sarebbe il peggiore dell'ultimo triennio. In altre parole, un flop. Se ne accorgono tutti ma il leader del Carroccio tira fuori dal cilindo un vero colpo a sorpresa. E ieri, in conferenza stampa, fa svanire il problema immigrazione in un lampo: «Il numero degli immigrati irregolari stimati in Italia è circa 90mila. È il numero massimo stimabile in Italia». Insomma, «non sono le centinaia di migliaia che temevo», sorride il ministro, che appunto aveva sempre parlato di cifre dal mezzo milione a salire. Evidentemente, con le elezioni che si avvicinano, il vicepremier trova più efficace uno spot rassicurante, piuttosto che continuare a soffiare sul fuoco di un tema che preoccupa e non poco proprio il suo elettorato. Così il numero dei clandestini viene derubricato da esercito a pattuglione, e soprattutto anche se gli espulsi sono solo duemila, e il ritmo è di quelli che, stando ai numeri del «vecchio» Salvini, ci vorrebbe un secolo a finire di «rimandarli a casa», ora in conferenza stampa il «capitano» rimarca come quei 2.000 cacciati «sono il triplo di quelli sbarcati», oltre a snocciolare i dati, quelli sì coerenti con le promesse pre-elettorali, degli sbarchi, calati del 93 per cento in un anno.
Peccato che, in tempi di ruggine interna alla composita maggioranza di governo, gli alleati - si fa per dire - grillini non manchino di bastonare lo spot del leader leghista sul calcolo al ribasso dei clandestini, che non poteva passare inosservato. «Sorprendono - spiegano «fonti» del M5s - le parole del ministro dell'Interno sui 90mila irregolari in Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500mila irregolari. Che tra l'altro - continuano i pentastellati - è il numero reale, confermato da molte organizzazioni». E il veleno è nella cosa: «Non capiamo concludono i Cinque stelle - il senso di dover anche smentire ciò che è riportato nel contratto di governo: forse perché sui rimpatri non è ancora stato fatto nulla?». Il tutto poche ore dopo che il fondatore, Beppe Grillo, poco sintonizzato suo malgrado con l'attualità, in una lettera al Fatto Quotidiano se la prendeva con il vicepremier proprio perché «parla solo di immigrati».
E quanto all'attualità, qualche grattacapo potrebbe anche arrivare al titolare del Viminale dal decreto flussi, 2019, il primo firmato da Salvini, che apre le porte del Bel Paese a 30.850 lavoratori extracomunitari, 18mila dei quali stagionali (e i restanti non stagionali o autonomi). Nel decreto, sono anche indicati i Paesi di provenienza ammessi. Per motivi di sicurezza, per esempio, non c'è il Pakistan.
C'è, invece, lo Sri Lanka: il decreto è stato firmato prima dei terribili attentati nell'Isola del Subcontinente indiano, che hanno provocato centinaia di morti, tra cui bambini e stranieri, portandosi appresso anche polemiche per il mancato allarme da parte dell'intelligence.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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