L'accordo con l'Italia sul respingimento dei migranti? È cosa fatta, mancano solo le firme dei ministri degli Interni dei due Paesi. Parola di Horst Seehofer, ministro degli Interni della Germania. Peccato che Salvini smentisca, e che con una nota inviata dal Viminale precisi che non esiste alcuna intesa sugli «immigranti secondari», altrimenti detti con un orrendo neologismo «dublinanti», dall'accordo di Dublino.
Secondo Seehofer, spina nel fianco della Cancelliera Merkel e gran fautore di una politica quasi all'ungherese per Berlino (anche perché lui è bavarese, e proprio sui confini della Baviera si riversano i migranti in arrivo dal sud dell'Europa), la ratifica dell'intesa che impegnerebbe il governo italiano a riprendersi i migranti privi di diritto all'asilo giunti al confine austro-tedesco dopo essere sbarcati in Italia avrebbe potuto avvenire già oggi a Vienna, in occasione della riunione dei ministri degli Interni dell'Ue che si tiene nella capitale austriaca. Ma Salvini non ha dato conferma di una imminente ratifica, ricordando che la base dell'intesa tra Germania e Italia sta nella garanzia pretesa dallo stesso Salvini che essa preveda un «saldo zero», come lui stesso aveva dichiarato nei giorni scorsi. In sostanza, l'Italia acconsentirebbe a riprendersi dalla Germania un numero di «migranti economici» pari a quello che la stessa Germania accetterà di accogliere, in base al principio di redistribuzione solidale, tra quelli sbarcati sulle coste italiane. In ogni caso un'intesa «riguarderebbe il futuro mentre il pregresso non verrà ridiscusso».
Salvini ha precisato che ne parlerà a Vienna, dove incontrerà certamente il commissario europeo responsabile per l'immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, che gli ha promesso per oggi «un incontro schietto, franco e aperto sui temi dei migranti, che richiedono per essere risolti una risposta europea: gli Stati devono affidarsi l'uno all'altro con fiducia».
È stata intanto formalizzata la proposta della Commissione europea per l'istituzione di una Guardia Europea Costiera e di Frontiera. Si tratta del rafforzamento dell'attuale Frontex, destinata al pattugliamento dei confini esterni dell'Unione Europea. Essendo noto che Frontex, che può contare su 1.300 effettivi più 1.500 riservisti mobilitabili, dimostra spesso di essere inadeguata ai suoi compiti, a Bruxelles si è preso atto della necessità di riformare la gestione dei flussi migratori e delle frontiere esterne dotando l'Ue di uno strumento all'altezza.
Entro il 2020, dunque, la nuova Guardia disporrà di tremila effettivi più settemila riservisti mobilitabili, per un totale di diecimila uomini. Queste guardie europee a differenza di quanto accade oggi avranno poteri esecutivi, ossia potranno effettuare controlli di identità, autorizzare o rifiutare l'ingresso ai confini esterni dell'area Schengen, intercettare persone al confine. Come ha chiarito il commissario responsabile Avramopoulos, le guardie europee «agiranno sempre sotto il controllo dello Stato in cui l'operazione ha luogo». Frontex potrà anche, d'accordo con il Paese interessato, lanciare operazioni congiunte e inviare personale fuori dall'Ue, e anche in Stati che non confinano con l'Ue.
Interessante notare che il budget della nuova Guardia europea sarà circa sei volte quello attuale: lo stanziamento proposto è di 1,3 miliardi di euro
per il 2019-2020, mentre per il settennato 2021-27, la cifra prevista è di 11,3 miliardi. Avramopoulos ha tenuto a precisare che «non stiamo proponendo la militarizzazione dell'Unione, né stiamo costruendo una fortezza».
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