Non c'è miglior parabola che rappresenti al meglio il rapporto tra Conte e Salvini che non sia quella della gazzella e del leone. Ogni mattina il premier si sveglia e sa che dovrà parlare prima del vicepremier altrimenti verrà ucciso dal silenzio. Ogni giorno si alza e sa che quello che farà verrà anticipato dal leghista. Che sia un viaggio, una dichiarazione sull'Europa o un tema in agenda, l'eterna campagna elettorale del Carroccio sui social spesso ha avuto l'effetto (doloso o colposo che sia) di silenziare il capo del governo. Non per nulla la principale critica che è piovuta addesso all'"avvocato del popolo" è stata quella di essere "invisibile".
Negli ultimi giorni però sembra che la gazzella voglia diventare leone, come se avesse sentito il richiamo della foresta del potere. E così Conte ruggisce e manda un messaggio diretto e tranchant: "I leader politici organizzano manifestazioni che rientrano nella fisiologia del dibattito politico, della dialettica, anche vivace, ma come presidente del Consiglio interloquisco io con le istituzioni europee, mi siedo io al tavolo delle trattative e caratterizzo io il tono di questa interlocuzione". Il riferimento è alla manifestazione della Lega in piazza del Popolo a Roma il prossimo 8 dicembre. Manifestazione annunciata così da Salvini: "Abbiamo fissato per l’Immacolata, un appuntamento a Roma con tutti gli italiani che ci sostengono e che vorranno esserci vicini in questa bella avventura di liberazione, di coraggio, di onestà e crescita. Ci faremo un mega selfie e lo mandiamo a Juncker, gli mandiamo un bel caffè Borghetti". Il tutto condito dallo slogan "Prima gli italiani".
Insomma, la precisazione di Conte può essere letta come una sorta di rassicurazione per sedare gli animi degli interlocutori europei o anche come una demarcazione dei confini che ogni ruolo istituzionale contempla. Salvini è il ministro e lui è il premier. Almeno in teoria. La pratica è ben altra cosa.
Ripercorrendo dagli inizi il rapporto tra i due è stato sempre caratterizzato da dichiarazioni molto simili: "Siamo in totale sintonia", "Siamo sulla stessa lunghezza d'onda". Uno che difende l'altro e l'altro che difende il primo. E quando emergevano malumori, subito venivano placati e smentiti. Salvare le apparenze, insomma.
Nell'ultimo mese però qualcosa sembra cambiato. E non è la prima volta che Conte alza la cresta. Il 18 ottobre il premier puntava il dito: "Se ci sarà Salvini al Cdm di sabato non lo so, perché c'è anche la campagna elettorale al Nord. Il Cdm si svolgerà, l'ho convocato io. Il premier sono io, decido io che si svolga un Cdm".
Qualche giorno dopo, era il 22 ottobre, un altro avvertimento in merito all'endorsement espresso da Salvini a Bolsonaro: "Il
governo italiano non ha alcun endorsement da esprimere. Il popolo brasiliano svolgerà in piena autonomia senza alcuna interferenza da parte italiana". Domani è un altro giorno e si vedrà se la gallezza sarà diventata leone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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