New York - Il New Hampshire incorona Donald Trump e Bernie Sanders nella seconda tornata elettorale per le primarie di partito, con un voto che cambia gli equilibri fissati dal caucus dell'Iowa e rimette in discussione la partita sia in casa democratica che repubblicana. Nella classifica di vincitori e vinti, tra questi ultimi il nome di Hillary Clinton è scritto a chiare lettere: l'ex first lady, in quello che un tempo era uno stato amico, finisce staccata di 22 punti dal candidato socialista con una crisi interna al suo staff e tutte le incognite che l'attendono nelle prossime tappe del sud. Il primo gruppo, invece, oltre alla travolgente vittoria di Sanders a sinistra e di Trump a destra, è in parte ad appannaggio degli outsider del Grand Old Party, con il secondo posto di John Kasich, e la rinascita di Jeb Bush. Dopo i primi exit poll è incontenibile la festa al quartier generale del senatore socialista, a Concord: «Vinceremo in tutto il Paese, dal Maine alla California», assicura con voce roca, forte del suo 60% contro il 38% di Hillary. «Vinceremo perché il governo di questo Paese appartenga a tutti, e non solo ad un gruppo di persone - continua - il popolo vuole un cambiamento vero».
Sanders però non dorme sugli allori, e a poche ore dal successo nel Granite State vola a New York per una colazione con il reverendo Al Sharpton, uno dei leader indiscussi della comunità afroamericana. L'appuntamento è da Sylvia's, lo storico ristorante soul di Harlem dove nel 2008 Sharpton incontrò Barack Obama, per conquistare il favore dell'elettorato nero in vista delle prossime tappe negli stati del sud. Decisamente diverso l'umore in casa Clinton: i sondaggi non lasciavano sperare in una vittoria, ma l'obiettivo dell'ex first lady era quella di limitare i danni. «Sono io che rappresento la vera svolta - dice Hillary con a fianco il marito Bill e la figlia Chelsea - So che ho molto lavoro da fare, e lavorerò più di ogni altro, lotterò per ogni voto, e alla fine vinceremo insieme la nomination e queste elezioni».
Sull'altro fronte, il vulcanico Trump festeggia la vittoria con il 35% dei voti salendo sul palco con la moglie Melania e dai figli. «Renderemo l'America ancora grande, e lo faremo alla vecchia maniera», assicura il tycoon newyorkese ribadendo i suoi cavalli di battaglia, dalla lotta all'Isis alla costruzione del muro anti-immigrati al confine con il Messico. Le vere sorprese della serata, tuttavia, sono il secondo posto con il 16% del governatore dell'Ohio John Kasich, e la resurrezione di Jeb Bush. L'ex governatore della Florida è risalito dal fondo delle classifiche e per tutta la notte ha lottato testa a testa con Ted Cruz per il terzo posto, chiudendo a solo un punto di distanza (11% contro 12%). Delusione invece per l'ex delfino di Bush, Marco Rubio, finito quinto. Il giovane senatore ha pagato a caro prezzo l'ultimo disastroso dibattito televisivo, che ha messo a nudo molte delle sue vulnerabilità: «Sono deluso, ed è tutta colpa mia», ammette Rubio, assicurando che però «non succederà più».
Chi invece è fuori dai giochi è Chris Christie, il governatore del New Jersey che sperava di rientrare in corsa e che invece dopo il deludente sesto posto con il 7% ora starebbe per annunciare il ritiro. Ma gli occhi di tutti sono già puntati su South Carolina e sul Super Tuesday del 1 marzo, dove andranno al voto 14 Stati e dove la sfida sarà conquistare soprattutto gli elettori afroamericani ed evangelici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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