Carlo Ancelotti e il Milan hanno deciso: se Florentino Perez, presidente del Real Madrid, dovesse nei prossimi giorni procedere, come appare ormai scontato, con l'esonero del tecnico italiano per far posto a Rafa Benitez, le loro strade torneranno a incontrarsi. E il ritorno a Milanello del tecnico che portò nelle bacheche milaniste lo scudetto del 2004 e le Champions di Manchester e Atene è scontato. Per la felicità di tifosi ed estimatori di Carletto, i quali già ieri lo hanno tempestato di sms tipo «siamo pronti a venire all'aeroporto per portarti in spalla». A Madrid, l'allenatore della storica Decima (coppa dei Campioni) e il presidente del Real Florentino Perez sono ormai ai ferri cortissimi. Si sono addirittura ignorati ieri nel corso di un incontro ufficiale avvenuto nella capitale spagnola, preludio al divorzio. Nella storia personale del presidente blanco i modi sono stati sempre gli stessi, bruschi al limite della brutalità. Lo stesso trattamento venne riservato a Vicente Del Bosque, storica figura del madridismo dopo sette trofei collezionati in pochi anni.
Ancelotti è legato da un contratto in scadenza nell'estate del 2016 e perciò può essere «liberato» solo attraverso l'esonero. Tutti i giocatori del Real si sono schierati dalla parte dell'allenatore, stimato e considerato un campione dello spogliatoio; anche gran parte del tifo blanco ha manifestato a suo favore. Ma Florentino ha già deciso e non sembra affatto intenzionato a tornare indietro. In questo caso il Milan è già pronto a trascinarlo a Milanello e ad affidargli il piano ambizioso della ricostruzione, già lanciato dal presidente Berlusconi nei giorni scorsi. I contatti tra Galliani e Ancelotti sono quasi settimanali e scanditi da un'amicizia cementata dagli anni a dispetto della lontananza e della separazione avvenuta nell'estate del 2009. Nei colloqui informali di queste ultime ore ad Ancelotti è stata confermata in modo solenne la volontà di Berlusconi e del Milan di procedere a un robusto rafforzamento tecnico del gruppo oggi affidato a Pippo Inzaghi. Si punterà sui giovani, ma senza trascurare qualche top player, magari per l'attacco. Il presidente è stato esplicito anche ieri: «Stiamo trattando con i cinesi perchè il Milan in Cina è un brand, come lo sono io. Perchè sono stato leader in una democrazia per 21 anni e presidente di club per 30, il più vincente nella storia del calcio. Per questo tutti quelli con cui abbiamo trattato mi hanno chiesto di restare come presidente. Vogliono il brand Milan e il brand Berlusconi. Se le trattative non andranno in porto terrò io tutto il Milan, facendo una squadra tutta italiana e di giovani, quasi una nazionale. E possibilmente con ragazzi dall'aspetto più consono ai miei ideali di vecchio signore che non a quelli dei giovani d'oggi...».
A proposito di giovani: la pista Bertolacci, a metà tra Genoa e Roma, è tutt'altro che sbarrata dalla volontà della Roma di riportare a casa il centrocampista. Il Genoa ha trovato un comodo e decisivo alleato in Galliani e con la comproprietà libera si corre il rischio di finire alle buste.
Nel giorno in cui Ancelotti si riavvicina in modo clamoroso al Milan - che è stata la sua casa per 8 anni da allenatore e, prima ancora, da calciatore, decisivo per il primo scudetto dell'era Berlusconi - un altro esponente del nucleo storico, Paolo Maldini, ha invece lasciato Milano e l'improbabile approdo al Milan (era presentato come candidato di mister Bee per rimpiazzare Galliani) per dedicarsi al soccer Usa.
Con Riccardo Silva (il manager che vende i diritti tv della serie A all'estero) ha acquistato il Miami football club lanciando la nuova franchigia che parteciperà nel 2016 alla North american soccer league, la seconda lega statunitense. «Miami è stata la mia seconda casa per 15 anni», ha spiegato felice per questa nuova avventura.
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