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Sarà uno sporco Natale. E l'M5s chiede aiuto agli inceneritori altrui

Dopo il rogo, smaltimento paralizzato. Ora Raggi si appella alle Regioni con impianti

Sarà uno sporco Natale. E l'M5s chiede aiuto agli inceneritori altrui

Ai romani il Natale rischia di portare rifiuti, magari non proprio sotto l'albero, ma sicuramente sotto ogni casa. Dove tra l'altro abbondano già oggi, come testimoniano i cassonetti tracimanti in ogni quartiere della capitale.

Con l'arrivo delle feste andrà anche peggio. E così, con la colonna di fumo che si alza per chilometri dallo stabilimento Tmb Salario dell'Ama, che prima di bruciare lavorava un quinto della spazzatura capitolina, Virginia Raggi prova a indossare i panni da pompiera. Ma le rassicurazioni della sindaca ai cittadini non sono molto convincenti, visto che la soluzione, oltre a una «cabina di regia tecnica» per capire che cosa fare dei rifiuti fino a ieri destinati all'impianto di via Salaria, sembra definirsi e concludersi in un appello a metà tra il doppiopesismo e la disperazione.

«Quello che ci sentiamo di dire - spiega la prima cittadina di Roma - è di continuare a fare un appello a tutte le città del Lazio e anche alle altre Regioni per supportare Ama in questo momento, e per tutto il tempo che sarà necessario, chiaramente, per evitare criticità ai cittadini romani». Il problema è emergente, insomma, soprattutto «nel periodo natalizio», quando «i rifiuti hanno un picco in aumento».

Insomma, il sindaco simbolo del M5s, da sempre contraria come il suo movimento ai termovalorizzatori, bussa a chi ce li ha per chiedere di salvare il Natale al Campidoglio, con la benedizione del ministro dell'Ambiente Sergio Costa, seduto anche ieri accanto a lei. A dirla tutta, questa chiamata alla altrui generosità non è nemmeno una grande novità, visto che già lo scorso anno il 41 per cento dei rifiuti romani sono stati bruciati in impianti lontani dall'Urbe.

Eppure nemmeno un mese fa proprio il ministro dell'Ambiente Costa è stato protagonista di un «duello» con Salvini sugli «inceneritori», sostenendone l'inutilità e ribadendo, anche successivamente, che non sarebbero convenienti. Già, perché secondo Costa ci vogliono 20 anni per rientrare dall'investimento per la costruzione di un termovalorizzatore, un tempo nel quale stando al libro dei sogni dei pentastellati la frazione indifferenziata praticamente non dovrebbe più esistere, grazie a una raccolta differenziata sempre più virtuosa.

Peccato che questi auspici si scontrino, poi, con la dura realtà, che vede Roma ferma al 44 per cento di differenziata, con un incremento rispetto al 2017 di appena un punto e mezzo. Così alla Raggi non resta che stringere l'occhietto alle città vicine e lontane, quelle che vantano gli odiatissimi impianti di termovalorizzazione, sperando che lo spirito del Natale renda i suoi colleghi primi cittadini più buoni, e che non la costringano a incassare rifiuti su rifiuti. Perché di quelli Roma ne ha, appunto, fin troppi.

Se dunque sindaca e ministro chiedono ai sindaci di supportare l'Ama, ai romani tocca sopportare tanto l'Ama quanto la Raggi e Costa, ieri non a caso contestati durante la conferenza stampa dal luogo dell'incendio. Per blandirli, Virginia Raggi ha ribadito il suo impegno, sbandierato in campagna elettorale, di chiudere proprio il Tmb devastato ieri dal rogo entro la fine del suo mandato. Ma le critiche piovono sulla sindaca da ogni parte. Persino il re delle discariche, quel Manlio Cerroni recentemente assolto dal processo sui rifiuti, si è scagliato contro il Campidoglio, prendendosela anche con la Regione di Zingaretti, spiegando che lui «in 15 giorni» avrebbe risolto l'emergenza, dicendo di averlo scritto alle amministrazioni ma di non aver potuto far nulla perché «nessuno mi ha ascoltato», e minacciando, ora, di «denunciare tutti».

Sul fronte politico il coro arriva a comprendere l'altra metà del governo: nemmeno gli esponenti del Carroccio in Campidoglio e in Regione Lazio hanno lesinato bordate alla sindaca. In fondo, l'incendio di ieri vanifica parole e aspirazioni «in verde» dei pentastellati.

Se è vero, come dice l'ex ad di Ama Daniele Fortini, che dal rogo si è sprigionata «la quantità di diossina che producono cento inceneritori fanno in un anno».

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