«Pensare a un settennato di Mario Draghi con poteri rafforzati non sarebbe né plausibile né ragionevole. Sarebbe uno stravolgimento delle regole e un colpo di Stato in versione light». Alessandro Campi, professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Perugia boccia l'ipotesi di un semipresidenzialismo ad personam.
Professor Campi, cosa pensa di questa idea che inizia a circolare per uscire dal labirinto del dopo-Mattarella?
«Ci sarebbero problemi molto complessi. Innanzitutto sarebbe la prima volta che un presidente del Consiglio va direttamente al Quirinale. Più generale l'ipotesi del capo dello Stato che sceglie una sorta di suo presidente del Consiglio, senza tener conto delle indicazioni dei partiti, è sconsigliabile. Non un semipresidenzialismo de facto, ma un colpo di Stato in versione light. Uno stravolgimento delle regole di una democrazia parlamentare, per dirla con prudenza».
Qual è allora la via maestra da percorrere?
«Avviare una fase Costituente con una proposta organica, chiara, di stampo semi-presidenziale. Peraltro se si pensa di disegnare una situazione a misura di Draghi il risultato potrebbe essere deludente. Draghi al Consiglio europeo gode di un credito straordinario, ma in quella sede andrebbe il suo successore. E il presidente del Consiglio, per come sono configurati i poteri in Italia, ha una sua autonomia».
Se non è possibile stravolgere il sistema attuale, sarebbe più plausibile una riforma costituzionale a misura di Draghi?
«Ho l'impressione che si stia costruendo un film che rischia di essere un pessimo film. Un sistema a misura di una persona è qualcosa che non si fa mai. Le riforme funzionano quando sono impersonali, quando possono adattarsi a chiunque. La Quinta Repubblica fatta a misura di de Gaulle ha permesso ad altri di fare bene. Quella italiana mi pare un'idea un po' bislacca. E l'impressione è che il retropensiero sia: mandiamo Draghi al Quirinale così poi magari si va al voto».
Ma Draghi se continuasse a governare potrebbe rivestire un ruolo da garante del Pnrr avendo come prospettiva soltanto due anni di mandato?
«La soluzione più seria e lineare sarebbe tenerlo a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura.
A quel punto i partiti potrebbero fare un patto per sostenerlo nuovamente come presidente del Consiglio nella successiva legislatura visto che saremo in una fase di gestione del Pnrr che durerà fino al 2026, dichiarandolo preventivamente. Le altre soluzioni mi sembrano bislacche e non percorribili».
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