Sassaiole, cassonetti in fiamme e rapine. Alta tensione nella capitale

Roma si ribella ai centri di accoglienza. L'emergenza immigrati nella capitale monta prima nel quartiere Tor Sapienza poi, nell'autunno scorso, in zona Portuense

Sassaiole, cassonetti in fiamme e rapine. Alta tensione nella capitale

Roma si ribella ai centri di accoglienza. L'emergenza immigrati nella capitale monta prima nel quartiere Tor Sapienza poi, nell'autunno scorso, in zona Portuense. Il centro di accoglienza per rifugiati politici di Roma Est (quaranta fra africani e bengalesi) in viale Morandi viene preso d'assalto più volte alla fine del 2014, tanto che le forze dell'ordine sono costrette a presidiarlo con i reparti speciali. Agenti in assetto antisommossa fanno «la guardia» a una pentola in piena ebollizione che, alla fine, salta in aria. Il risultato è una guerriglia mai vista prima: bombe carta contro il centro, cassonetti dati alle fiamme, sassaiola tra immigrati e manifestanti italiani. L'allora sindaco Marino è costretto a intervenire per evitare il peggio.

Ma è nel quartiere sull'antica via Portuense che il 30 settembre scorso si sfiora la tragedia. Una commerciante di 60 anni viene rapinata selvaggiamente nel negozio del marito, un'erboristeria. La donna viene riempita di calci e pugni tanto da fratturarle le costole e spappolarle la milza. Bottino? La borsetta con dieci euro e le chiavi di casa. La rapina si consuma a pochi passi dal centro di accoglienza per rifugiati di via Ramazzini, autore della follia un giovane senegalese. Anche qui scende in piazza l'intero quartiere. «Basta con gli immigrati» urlano i residenti.

A luglio dello scorso anno, quando anche a Fiumicino arrivano i primi 60 migranti ospitati in un centro di accoglienza all'Isola Sacra, tra Ostia e l'aeroporto Leonardo da Vinci, in Comune si sfiora la rissa.

«Decisione presa dalla maggioranza del Partito Democratico senza avvertire nessuno», denunciano i consiglieri d'opposizione Mauro Gonnelli, Federica Poggio e William De Vecchis. Secondo gli abitanti la scelta del luogo è quanto meno inappropriata: le condizioni di sicurezza, infatti, sono pressoché inesistenti.

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