Vivere stanca, Vivre fatigue , scriveva Izzo, ma anche l'ora solare è una fatigue , un cambio delle lancette che sbalestra, scompiglia, mette di malumore. Dovrebbe regalare un'ora di sonno in più, ma chi se ne accorge? Dovrebbe essere più adatta all'inverno, alle sue mattine buie, ma tutti notano soltanto le sere ancora più buie, i pomeriggi in cui il sole sembra sparire prima di avere scaldato un po' l'aria. Insomma il passaggio dall'ora legale a quella solare rende tristi. E a rendere tutti un po' più scontenti è arrivato anche il calcolo del giorno dopo, l'«indice iHappy», una unità di misura speciale che monitora la felicità in base ai tweet: sabato l'indice era a 54,4, domenica era sceso a 42,7, dodici punti verso il basso, verso la tristezza. Che sarà anche gratis, come cantava De André, ma pure diventare ancora più malinconici per colpa di un orologio, con tutte le cupezze e i guai e i tormenti e le preoccupazioni globali e particolari, ecco, è qualcosa che forse ci si sarebbe potuti risparmiare se i signori dell'ora, quelli che regolano il tempo (Heidegger sarebbe inorridito, ma la questione va presa con ironia per non impazzire, va presa, diciamo, sul lato pratico) non si divertissero a passare dalla «legale» alla «solare» e viceversa, con incomprensibile adattamento dell'orologio, del fisico e delle abitudini.
Va detto, i signori del tempo, probabilmente, non hanno figli. Non si sentono svegliare al mattino verso le sei-sei e mezzo da bambini che non hanno idea dei benefici per l'economia e le bollette della luce e soprattutto sbeffeggiano senza pietà l'opportunità di «guadagnare un'ora»: ma quale ora? Se c'è da guadagnare qualcosa, non è certo in termini di sonno. Quindi, l'analisi dei tweet per l'indice iHappy potrebbe risentire non poco della situazione familiare: genitori male alzati, svegli dall'alba, illusi come ogni anno sulla possibilità di dormire mezz'ora in più (un'ora sarebbe un'utopia) e poi come sempre in piedi troppo presto, troppo rintronati, troppo nervosi. Era pur sempre domenica mattina.
È anche così, si immagina, che l'indice iHappy cala a picco. Quei genitori traditi dall'orologio crudele e dall'alba fredda e grigia poi, nel corso della giornata, non hanno twittato granché di divertente. Non erano di buonumore. Peggio: era contenta solo una minoranza di italiani, il 42,7 per cento. Un dato bassino che rinforza l'opinione di chi non vorrebbe mai più stare senza l'ora legale, i tifosi del «pomeriggio lungo», contro i sostenitori della luminosità mattutina. Sono due scuole di pensiero opposte, due visioni della giornata incompatibili, ma i fan dell'ora legale tutto l'anno sono sempre più numerosi (in una provincia remota del Canada, qualche anno fa è stato tentato l'esperimento della doppia ora legale, cioè hanno mandato le lancette avanti di due ore). Quella dell'indice iHappy è un'idea di Voices from the blogs, start up dell'Università degli Studi di Milano: un «osservatorio permanente» della realtà della rete, che analizza ogni giorno l'umore degli italiani (e non solo) su internet, attraverso quello che dicono e scrivono sui social media come twitter, appunto, e poi i blog, google, facebook, instagram. La radiografia della felicità social identifica un profilo da italiani umoralmente prevedibili: il giorno di Natale il picco tende a salire, come pure per la festa della mamma e della donna; aumenta nei festivi, e ancora di più se la festività cade in mezzo alla settimana (quindi non si lavora); sale il giorno precedente l'accredito dello stipendio, ma cala il giorno stesso, come se ogni mese ci si aspettasse la busta paga dell'amministratore delegato di Microsoft, e invece poi si scopre che, come sempre, è il solito lordo.
Così, nel giorno delle lancette anticipate, anche se in teoria (molto in teoria) si sarebbero
potuti riposare un pochino di più, gli italiani erano insoddisfatti: forse, come con la busta paga, chissà che cosa si aspettavano, e non è mai arrivato, neanche con quell'ora in più. O forse non volevano proprio cambiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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