Roma Nessuno scambio tra Irpef e Iva. Sostenere l'economia con riforme strutturali, ma senza compromettere l'equilibrio delle finanze pubbliche. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha scelto non a caso la platea del convegno «Meno tasse per crescere» di Confcommercio per dire la sua, alla vigilia della presentazione della nota di aggiornamento del Def.
I piccoli imprenditori non hanno rivolto al governo richieste specifiche in vista della legge di Bilancio. Ma hanno confermato di avere una sensibilità simile a quella di via XX settembre.
Il presidente della confederazione Carlo Sangalli ha ricordato che la priorità deve andare alla neutralizzazione degli aumenti dell'Iva previsti per il 2019 dalle clausole di salvaguardia. Aumenti da escludere anche se le risorse dovessero essere destinati alla copertura di tagli alle imposte sui redditi. «Sono tre errori e due autogol: non si riduce la pressione fiscale, l'aumento dell'Iva colpisce i redditi più bassi e incide sulla domanda interna in una fase di rallentamento. Sull'Iva non si baratta».
Tria nel governo è un sostenitore dei tagli all'Irpef. Ma sull'Iva ha rassicurato i commercianti. Anche perché con un aumento dell'imposta su beni e servizi ne risentirebbe l'economia italiana. Secondo il centro studi della Confcommercio il Pil frenerebbe allo 0,6% facendo schizzare i prezzi al consumo al 2,2/2,6% e impattando sui consumi che frenerebbero allo 0,3%.
Attuando tutti i punti del programma di governo, secondo Confcommercio, il rapporto deficit/Pil arriverebbe a quota 2,8%. In particolare, per la riforma della legge della Fornero viene stimata una maggiore spesa di 5 miliardi; altri 5 miliardi per la mini flat tax e l'avvio del reddito di cittadinanza, e 2,2 miliardi per le maggiori spese per interessi per un totale di 17,2 miliardi. La pace fiscale potrebbe invece maggiori entrate per 5 miliardi ma non impatta sul saldo strutturale. A questi vanno aggiunti due decimi di punto di Pil di spese non differibili.
Per Sangalli sono «evidenti» i segnali di rallentamento della nostra economia. «Secondo il nostro ufficio studi nel 2019 non supereremo l'1% di Pil e di consumi. In questa situazione il percorso della legge di bilancio diventa più difficile perché bisogna tenere i conti pubblici in ordine disinnescare le clausole di salvaguardia e proseguire sulla via delle riforme».
La strada deve essere quella di rimuovere i «difetti strutturali» della nostra economia: «L'eccesso di tasse e burocrazia, il deficit di legalità e infrastrutture. Di qui l'urgenza di invertire la rotta per sostenere consumi e investimenti», ha auspicato il presidente di Confcommercio.AnS
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