Scandalo arresti ingiusti. Solo una vittima su due è stata risarcita dallo Stato

Il libro di Lattanzi e Maimone. Costa (Fi): "Soldi negati a chi non ha collaborato"

Scandalo arresti ingiusti. Solo una vittima su due è stata risarcita dallo Stato
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Due casi per tutti. Lui, di Messina, viene arrestato per reati di mafia, ma dopo 22 anni si accerta che è innocente e dall'assoluzione passano ancora 2 anni prima che abbia l'indennizzo. Quanto? Ecco, vediamo il secondo caso: un bolognese viene ingiustamente arrestato per tentata rapina, sbattuto in carcere per tre giorni, rilasciato, deve attendere sette anni per un risarcimento di 300 euro. La legge fissa 235 euro al giorno per la prigione e 117 per i domiciliari ma tutto dipende dalla valutazione dei giudici.

Circa 600 di queste storie, nell'anno campione 2018, sono state passate ai raggi X da Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone e costituiscono il cuore del volume Innocenti. Il libro bianco dell'ingiusta detenzione in Italia (Giappichelli), che sarà presentato oggi alla Camera dagli autori, dal viceministro azzurro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, dal deputato di Fi Enrico Costa e dall'avvocato Francesco Petrelli, presidente dell'Unione Camere Penali.

Lattanzi e Maimone sono fondatori del sito errorigiudiziari.com, che da oltre 25 anni approfondisce il problema. «La vera emergenza del sistema giustizia in Italia riguarda le ingiuste detenzioni - dice Lattanzi -. Ogni otto ore un innocente finisce in carcere e poi viene indennizzato. Dal 1992 vengono in media arrestate o condannate da innocenti mille persone ogni anno. Per risarcirle lo Stato ha speso quasi un miliardo di euro. E il 50% delle richieste viene respinto».

Spiega l'azzurro Costa: «La metà dei richiedenti non ottiene l'indennizzo perché avrebbe concorso, con dolo o colpa grave, all'errore del magistrato. Perché? Basta che si sia avvalso della facoltà di non rispondere, dopo l'arresto. Nessuno paga, nessuno s'indigna, nessuno interviene. Per i magistrati sono numeri fisiologici, effetti collaterali. Se lo Stato ammette l'errore e paga, il magistrato che ha sbagliato non viene chiamato in causa e non subisce ripercussioni nella carriera».

C'è anche l'ostacolo burocratico: documentazione diversa richiesta da ogni Corte d'appello e atti che lo Stato dovrebbe avere. «I giudici - dice Lattanzi - vogliono sapere quando sei stato arrestato, se sei finito in cella o ai domiciliari, se sei evaso quando eri detenuto in casa. Chiedono copia dell'interrogatorio di garanzia e della sentenza di assoluzione. E se arriverà l'indennizzo, dovrai pagare la metà dell'imposta di registro».

Numeri, casi, ordinanze, portano all'identikit del tipico innocente in manette: maschio, italiano del Sud, 25-40 anni, in carcere un mese in media, per rapina, furto o estorsione (reati più frequenti in questi casi), assolto dopo 3 anni e risarcito dopo altri mille giorni.

Il profilo della vittima si potrebbe completare con le città dove lo Stato spende di più in risarcimenti: Reggio Calabria, Palermo, Roma. E poi Napoli, dove negli ultimi 10 anni ci sono stati quasi mille casi. La sola Calabria, nello stesso periodo, ha assorbito un terzo dei 103 milioni destinati ai risarcimenti.

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