 
Cinquemilanovecentotrentatrè ingiuste detenzioni risarcite dallo Stato solo nel periodo 2017-2024. Ma le condanne dei magistrati che hanno sbagliato si contano sulle dita di una mano. Anzi, non c'è nemmeno bisogno di metterle in fila perché ce n'è una sola. Sì. Una, per circa diecimila euro e spiccioli.
La Corte dei conti nel 2018 ha sanzionato una toga che aveva sbagliato in modo plateale, chiudendo in casa una persona con un "provvedimento di custodia cautelare domiciliare senza i presupposti di legge".
Sbaglio imparabile, riconosciuto dal magistrato, e risolto con rito abbreviato e il versamento di 10.425,68 euro. Diecimila euro usciti dalle tasche di un giudice a fronte di 254,5 milioni versati dallo Stato per indennizzare chi era finito per sbaglio in cella.
Cifre che stridono e non hanno bisogno di un commento. Ieri è diventata legge la separazione delle carriere che divide la magistratura requirente da quella giudicante. Un passo in avanti, ma c'è ancora molto da fare, come sottolineava Marina Berlusconi nel suo editoriale pubblicato lunedì dal Giornale.
Chi sbaglia paga, o meglio paghi. Un principio semplice, quasi banale, che invece non vale per la corporazione togata. Ora ci vuole una nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici, altro istituto voluto dal popolo con il referendum del 1987 e rimasto di fatto lettera morta.
Solo fra il 2010 e il 2024, come ha raccontato il Giornale, dunque nell'arco di quattordici anni, le condanne per le ingiuste detenzioni sono state solo dodici.
Dodici, a fronte di migliaia di casi e di centinaia di cause intentate dai cittadini rinchiusi dietro le sbarre prima di poter far emergere la propria innocenza.
Dodici condanne che colpiscono lo Stato, solo indirettamente i magistrati. Poi c'è la magistratura erariale che presenta il conto alle toghe che hanno preso una cantonata. E qui siamo davanti a un altro mistero glorioso del sistema italiano: un solo magistrato ha pagato. Una cifra modesta, appunto circa diecimila euro, dopo aver blindato in casa un indagato per una decina di giorni, anche se il tempo esatto non è noto. Si sa che la toga in questione lavorava all'epoca nel distretto di Salerno e si può aggiungere che il cittadino colpito dall'ingiusta detenzione aveva ottenuto un indennizzo di 21.170,91 euro. Più o meno l'importo che la magistratura erariale ha chiesto al magistrato. Ma il rito abbreviato ha portato allo sconto e alla conclusione sulla linea dei diecimila euro. In ogni caso, parliamo di percentuali di condanna vicine allo zero, ma lontanissime dalla realtà.
Se la responsabilità civile funziona male, questo altro strumento pare quasi dimenticato. Inesistente. Missing. Lo Stato paga, o meglio i cittadini pagano per le colpe gravi dei magistrati che invece per una ragione o per l'altra non vengono puniti. Mai o quasi mai. Sempre nel nome dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura. "Indipendenza - sottolinea Enrico Costa, deputato di Forza Italia - che è ormai uno scudo per non rispondere degli errori commessi".
Anche il terzo lato del triangolo, quelle delle pene disciplinari (accanto a quello erariale e alla responsabilità civile), è davvero poca cosa. Solo nove condanne, sempre per il capitolo delle ingiuste detenzioni circoscritto sempre agli anni compresi fra il 2017 e il 2024 e pene tutto sommato non pesanti. Otto censure e un trasferimento.
Ma da oggi, almeno qui, si cambia: la Sezione disciplinare del Csm scompare e nasce un'Alta corte, fuori dal perimetro del Consiglio superiore della magistratura. Sempre che il referendum non porti alla bocciatura della nuova legge giunta oggi al traguardo finale.