Politica

Schiaffo a Casaleggio. Il M5s tradisce se stesso per salvare le poltrone

Ok a terzo mandato e alleanze. Ma il capo di Rousseau avverte: no ai politici di professione

Schiaffo a Casaleggio. Il M5s tradisce se stesso per salvare le poltrone

Rousseau ha detto sì. È la piattaforma che si rivolta contro il suo demiurgo, certificando il primo passo della trasformazione del M5s in un partito tradizionale. Due sì, uno per la deroga alla regola del terzo mandato nei comuni e un altro per quanto riguarda le alleanze nei territori. L'antipasto di ciò che accadrà a ottobre durante gli Stati Generali. Quando il dibattito sarà sull'eliminazione del tetto dei due mandati per i parlamentari e sull'impostazione di un'alleanza stabile con i dem. Un voto che è anche il sigillo sull'isolamento di Davide Casaleggio. Che ha provato invano a riconnettere il filo del rapporto con Luigi Di Maio. E Di Maio non nasconde i toni trionfalistici. «Da oggi inizia una nuova era per il M5s», scrive il ministro degli Esteri. «Includere e aggregare saranno le vie da percorrere, rispettando e difendendo sempre i nostri valori», continua. Per poi concludere con uno slogan: «Oggi abbiamo scelto di incidere. Oggi abbiamo scelto di provarci». Davide Casaleggio interviene, prima sottolineando i numeri dell'affluenza alla consultazione virtuale, quindi stoppando ogni tentazione di estendere la deroga del terzo mandato per deputati e senatori. «Sono contento della grande partecipazione degli iscritti a questo voto - commenta Casaleggio - da oggi i parlamentari e consiglieri regionali potranno riportare la loro esperienza nei comuni, e viceversa i consiglieri comunali e gli attivisti potranno essere attori di quel ricambio necessario per non far diventare la politica una professione». In realtà la partecipazione non è stata straordinaria. Hanno votato poco meno di 49mila persone, su un totale di 169mila e 145 iscritti con diritto di voto. In riferimento al primo quesito, il mandato zero nei comuni, hanno vinto i sì con l'80,1% contro il 19,9% di no. Risultato più combattuto sulle alleanze alle amministrative con i partiti, con un 59,9% di sì a fronte di un 40,1% di no. Il capo politico Vito Crimi, sotto accusa insieme al figlio del fondatore per «un voto convocato a Ferragosto per avvantaggiare il No», parla di «una nuova, importante, esperienza di democrazia diretta». Numeri a parte, la dichiarazione di Casaleggio è un vero e proprio avvertimento politico. Volto a smontare anche l'idea di un organo collegiale alla guida del M5s: «Il vero organo collegiale decisionale del Movimento sono sempre stati gli iscritti». Si scaglia contro il patron di Rousseau il senatore Emanuele Dessì. «Ci siamo trovati in piena settimana di Ferragosto, periodo simbolo delle porcate politiche della Prima Repubblica - si sfoga con l'AdnKronos - con un personaggio ormai alieno rispetto al M5s, il signor Casaleggio che si inventa una votazione sentendo esclusivamente Crimi».

Le frasi di Casaleggio scatenato l'ennesimo cortocircuito. Per un senatore la presa di posizione del guru «è il canto del cigno». Mentre continua il lavorìo sotto traccia per inglobare Rousseau all'interno della struttura politica dei Cinque Stelle. I parlamentari sono i fibrillazione. Crimi dovrà affrontarli dopo Ferragosto in una nuova assemblea congiunta ed è pronto un documento che formalizzerà la volontà di divorziare da Casaleggio. Dal lato opposto ci sono gli eletti fedeli a Di Battista. «Non ci rassegneremo alla fine del M5s», dice un grillino vicino a Dibba. L'ex capo politico Di Maio ha scelto da che parte stare, ma ancora vuole dialogare con gli ultimi duri e puri.

In modo da arrivare agli Stati Generali evitando la resa dei conti e lo spettro della scissione che ne potrebbe conseguire.

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