Schiaffo Ue sulle navi militari E Salvini deve smorzare la linea

Bruxelles: «Modifiche alla missione solo con l'unanimità» Esteri e Difesa chiedono il rispetto degli impegni europei

Schiaffo Ue sulle navi militari E Salvini deve smorzare la linea

D iciamolo, Matteo Salvini ha tutte le ragioni del mondo. Né il mandato, né i piani operativi di Eunavfor Med e di Themis contengono una sola parola sull'obbligo di sbarcare in Italia i migranti. Ma per aver ragione devi trovare qualcuno disposto a dartela. E in Europa quel qualcuno non c'è. Anzi, ieri la Commissione ha mobilitato non uno, ma due portavoce per far capire al nostro ministro dell'Interno che un cambiamento d'abitudini potrà arrivare solo ad autunno inoltrato quando i ministri di Difesa ed Esteri dei 28 si riuniranno per decidere la prosecuzione delle missioni ed eventuali modifiche. Modifiche approvabili però solo all'unanimità. Come dire: campa cavallo che l'erba cresce. E infatti il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi ha subito confermato che l'Italia non vuole rompere sulle missioni. Nell'incontro a tre di ieri tra il premier Conte e i due vice Salvini e Di Maio viene smorzata la linea del muro contro muro adottata dal Viminale. Salvini, però, non ha alcuna voglia di restare in braghe di tela a Innsbruck dove da domani deve vedersela con i suoi omologhi europei.

Nella strategia del Viminale l'affondo preventivo serve, però, a presentarsi con dei solidi crediti da riscuotere. Primo, provando a isolare il presidente francese Emmnanuel Macron, a cui rinfaccia l'accoglimento di solo 641 richiedenti asilo provenienti dall'Italia a fronte degli oltre 9mila imposti dalle quote di ripartizione Ue. Per non parlare degli oltre 10mila rispediti in Italia dalla frontiera di Mentone e Ventimiglia. Ma anche quei numeri servono a poco visto che la Francia ben difficilmente si piegherà alle sue istanze.

Dunque l'unica possibilità è un patto con l'omologo tedesco Horst Seehofer e con quello austriaco Herbert Kickl che Salvini incontrerà prima del vertice. Ma i due sono ancor più falchi di lui e l'intesa non appare agevole. Soprattutto mentre entrambi propongono piani per la restituzione all'Italia dei migranti sbarcati sulle nostre coste. L'unico appiglio resta quindi un accordo per il contenimento dei flussi alle frontiere esterne dell'Europa con la creazione di centri d'internamento in Libia e dintorni dove dividere i migranti da far arrivare in Europa da quelli da rimpatriare. Un punto che, riducendo drasticamente i nuovi arrivi, garantirebbe un'alleanza non solo con Berlino e Vienna, ma anche con i Paesi di Visegrad.

E a facilitare il tutto può contribuire un accordo su quel piano «segreto» sui migranti che Kikl presenterà domani Innsbruck. Un piano definito un'autentica «rivoluzione copernicana» che Vienna vuole rendere operativa entro il semestre di presidenza austriaca iniziato il 1° luglio. Resta da capire se la proposta possa reggere. Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche Kikl intende chiedere all'Unione di ribaltare la Convenzione di Ginevra vietando la presentazione di richieste di asilo all'interno dei confini europei. Ma c'è da chiedersi come un perseguitato politico possa far richiesta d'asilo prima ancora di aver abbandonato il Paese in cui viene vessato. Molto più probabilmente, e ragionevolmente, Kikl intende spostare la presentazione delle domande d'asilo nei cosiddetti hotspot aperti in Africa. Una rivoluzione a cui sarebbe ben felice di partecipare Salvini.

C'è da chiedersi se però il piano messo a punto da un trio guardato con estrema ostilità non solo a Parigi e Bruxelles, ma nella stessa Berlino di Seehofer, verrà mai condiviso da un'Europa allergica non alle rivoluzioni, ma ai più banali cambiamenti.

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