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Una scivolata ingiustificabile. Ora più attenzione sulle nomine

L'ora segnata dal destino batte sulla testa di Anastasio Claudio. Il camerata a sua insaputa, si fa per dire, si arrende, è giunta l'ora delle decisioni irrevocabili, alla voce dimissioni

Una scivolata ingiustificabile. Ora più attenzione sulle nomine

L'ora segnata dal destino batte sulla testa di Anastasio Claudio. Il camerata a sua insaputa, si fa per dire, si arrende, è giunta l'ora delle decisioni irrevocabili, alla voce dimissioni. Uso apposta la retorica di Benito Mussolini, questa relativa al 10 giugno del 1940 dichiarazione di guerra, enfasi e linguaggio mutuati dal desso con quella mail che è l'atto più goffo, buffo e ignorante che un dirigente nominato dal governo potesse pensare e poi scrivere. Un meraviglioso assist, una palla messa sul dischetto del rigore per la propaganda della sinistra, puntuale, e a ragione, nell'andare in gol. Il curriculum di Anastasio Claudio segnala, nel 2011, l'attribuzione del premio Innovator of the Year, direi che il pioniere della transizione digitale della Pubblica Amministrazione è andato in crash alla prima funzione. Diceva Andreotti che il potere logora chi non ce l'ha, nel caso in questione il logorio del potere di Anastasio si è manifestato in modo clamoroso, non ci sono giustificazioni, soliti alibi su errori di battitura, incomprensione, equivoci, estrapolazioni. Anzi è tutto chiaro, comprensibile e compreso, una figura che Emilio Fede avrebbe benissimo riassunto, una macchia che nessun detergente di partito e di governo può cancellare. Una lezione per lo stesso governo che dovrebbe prestare maggiore attenzione nelle selezione per le nomine, tutte, in settori chiave, destinati invece, a figure non soltanto di altissima professionalità e competenza ma di scarsa affidabilità e sapienza nelle relazioni pubbliche e private. Questo nell'interesse non soltanto della maggioranza governativa ma di tutto il sistema politico e nella tutela dei cittadini. Anastasio Claudio, con la sua tronfia mail, si è rivolto ad un consiglio di amministrazione ignaro, diciamo così, dell'origine di quel testo che fu pronunciato dal duce il tre gennaio del Venticinque alla Camera dei deputati del Regno d'Italia. La spavalderia di Anastasio risulta quella di un alunno che scopiazza il commento, a pié pagina sui libri di testo, ma si fa beccare, dal professore prima e dal preside dopo, che gli infliggono una nota sul diario e il 4 in pagella. Il dimissionario, colto con il sorcio in bocca dai solerti e attenti cronisti di Repubblica, ha atteso il tempo di ascoltare le voci di dentro, il cafouillage era ormai commesso, l'opposizione era entrata a gamba tesa e preannuncia altre giornate in barricata, già usmando l'odore di olio di ricino con l'arrivo delle squadracce; l'unica via di uscita era, dunque, mettere giù due righe doverose, cercando di tenersi alla larga da nuove citazioni a rischio, quindi nascondersi nel canneto, in silenzio.

Il governo dovrà ora individuare un nuovo profilo come presidente della partecipata 3-I, non certo tra i vincitori delle ultime edizioni di Innovator of the Year o figure che siano portate all'utilizzo di fotocopiatrici. Il gioco delle nomine può diventare una trappola dalla quale non poter fuggire.

A questo punto la sola occupazione prossima e futura di Anastasio Claudio resta quella da lui medesimo riportata nella mail: vada a cercare farfalle sotto l'arco di Tito.

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