Scoppia il caso delle chat. Il portavoce si sospende

Signorelli lascia Lollobrigida dopo la diffusione di messaggi fascisti e antisemiti. "Io sorpreso"

Scoppia il caso delle chat. Il portavoce si sospende
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Nell'ultimo giorno di campagna elettorale scoppia il «caso Signorelli». È Repubblica a rivelare una conversazione su whatsapp risalente a cinque anni fa tra Paolo Signorelli, attuale capo ufficio stampa del ministro Francesco Lollobrigida, e Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ucciso nel 2019.

Nella chat - tratta dalla copia forense del telefonino di Piscitelli - come scrive il quotidiano, emerge che Signorelli e Diabolik «si conoscono per la comune passione calcistica, la Lazio. Uno è capo ultrà, l'altro all'epoca era speaker di une delle tante radio sportive della Capitale» e non aveva quindi alcun incarico con il governo o con Fratelli d'Italia. Nella chat, riporta ancora Repubblica (che pubblica alcuni virgolettati), si trovano «commenti antisemiti, elogi ai terroristi dell'eversione nera e felicitazioni per l'assoluzione di un altro esponente del grande crimine romano». Il centrosinistra al gran completo parte all'attacco di Signorelli, chiedendone le dimissioni. Una offensiva che costringe il giornalista a sospendere la collaborazione con il ministro. «Tengo a precisare di non ricordare la conversazione che sarebbe avvenuta molti anni anni fa e mi ha colto del tutto di sorpresa. Doveroso sottolineare quanto mai distanti dal mio pensiero e dal mio sentire, ne siano i gravi contenuti. In attesa di chiarire, ho comunicato la mia autosospensione, con effetto immediato, dall'incarico» scrive Signorelli, professionista preparato e conosciuto dai giornalisti che frequentano i palazzi. Lollobrigida sottolinea che si tratta di «affermazioni delle quali ovviamente non ero a conoscenza» e non nasconde il proprio stupore. «Per come l'ho conosciuto in questi due anni, sono certo sia distante anni luce da quanto riportato e confido possa smentire al più presto». Il Pd si concentra sul merito e con Walter Verini e Cecilia D'Elia denuncia «l'incompatibilità assoluta con i valori della Carta costituzionale», Elly Schlein sostiene che ci sia «un problema in questa classe dirigente», Matteo Renzi ritiene che «nel mondo della destra italiana c'è ancora antisemitismo» e Carlo Calenda parla di «schifezze fascistoidi». Dura anche la Lega. Gianmarco Centinaio parla di «frasi gravi» e Matteo Salvini aggiunge: «Se uno è antisemita è un cretino».

C'è un aspetto di civiltà giuridica che viene però sottaciuto. Per quale motivo sono riportate le conversazioni private di un cittadino non indagato? Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia, dice con chiarezza che le parole di Signorelli sono «gravissime, ma si tratta di chat private di anni fa di un dipendente che allora non lavorava per noi. La sinistra ogni volta inventa l'emergenza democratica a poche ore dal voto». E l'avvocato Gaetano Scalise, presidente della Camera Penale di Roma, rimarca che «ancora una volta vengono diffuse conversazioni/chat di soggetti estranei alle indagini e non rilevanti né funzionali rispetto all'accertamento dei fatti, tanto meno di interesse pubblico, utilizzate a scopi mediatici. Non è più accettabile».

Voce fuori dal coro quella di Roberto Giachetti che con grande onestà intellettuale concorda con Scalise: «Hanno totalmente ragione i penalisti: La pubblicazione di chat di Signorelli, persona estranea alle indagini, è una vergogna anche se quelle frasi, se vere, fanno schifo».

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