Come è possibile che l'America nera esploda sotto la presidenza del primo afroamericano alla Casa Bianca? Lo chiedo alla gente di New York che conosco e le risposte sono meno banali di quanto immaginassi, che sintetizzo: «Immagini lei se Obama avesse fatto il contrario: se invece di esprimere rispetto per il verdetto del Gran giurì che ha dichiarato non punibile il poliziotto che ha ucciso un ragazzo nero a Ferguson, si fosse invece schierato dalla parte dei manifestanti di Chicago e New York. Sarebbe stato massacrato e per sempre. Si sarebbe chiusa la porta a qualsiasi nero americano, sarebbe stata una catastrofe costituzionale».
Eppure, non sono soltanto i neri a protestare, ma anche migliaia di americani liberal , cioè di sinistra, insieme a tutti quelli che fanno parte del mondo (...)
(...) radicale. Russia Today , il canale russo in lingua inglese trasmesso in America insieme ad Al-Jazeera , si è scatenato sugli eventi di ieri e sul verdetto del Gran giurì che ha dichiarato non punibile il poliziotto che a Ferguson ha ucciso un adolescente afroamericano mentre quello, così appare anche dalle immagini, aveva alzato le mani. Su questo verdetto le versioni sono due, opposte fra loro.
La prima è quella di coloro che accusano il Gran giurì di vile ingiustizia per aver garantito privilegi incostituzionali e illeciti alle forze di polizia, il cui operato è difeso dall'impunità sempre e comunque.
La seconda è dei lealisti patriottici (negli Stati Uniti sono milioni e non soltanto repubblicani) convinti che il meccanismo costituzionale e giuridico sia perfettamente sano e che, se il Gran giurì ha emesso quel verdetto, deve avere avuto i suoi buoni motivi, non ancora pubblicati. Questa opinione poggia sul presupposto che il Gran giurì, come il presidente, non può esporsi al rischio di apparire partigiana e razzista. Questa opinione è ovviamente più diffusa fra i bianchi repubblicani che fra i neri e la maggior parte dei bianchi democratici. Resta il fatto che Obama è sotto schiaffo.
Di quale colpa si sarebbe macchiato? Non appena avuta notizia ufficiale del verdetto, Barack Obama ha convocato tutte le emittenti americane per pronunciare un discorso a reti unificate. È apparso grave, il colorito grigio dei momenti di maggior tensione, ma determinato e sicuro di sé, senza apparire offensivo o provocatorio.
Il presidente si è rivolto alla nazione per chiedere agli americani di ricordare che vivono in una grande democrazia dove la legge è rispettata e dove tutti hanno diritto di protestare e di manifestare. Ma, ha aggiunto, sarebbe un grave errore usare la sentenza come un pretesto per mettere a ferro e fuoco le città.
Che è esattamente quel che è successo: Chicago è diventata un campo di battaglia, a Ferguson il governatore del Missouri Jay Nixon ha chiesto l'intervento della Guardia nazionale, seguita a ruota da New York. Anche la pacificissima Harlem - che da decenni è un quartiere per privilegiati, dove i bianchi possono vivere pagando una esosa sovrattassa - ha preso fuoco e la polizia è intervenuta massicciamente.
«È uno scandalo - dice un manifestante a Brooklyn - ma avete visto come sono vestiti i poliziotti? Quelle non sono le normali uniformi antisommossa. Quelle sono bardature militari della guerra in Irak. Ci trattano anche simbolicamente come dei nemici da sterminare».
Le manifestazioni sono cresciute in violenza di ora in ora e la polizia usa la mano pesante specialmente nella Chicago da cui proviene Obama, espresso da una potente lobby sindacale prevalentemente nera. La rivolta di Chicago è palesemente una rivolta contro Obama: una sorta di espulsione del traditore della sua gente, messa in scena da un tumulto corale.
I fatti di Ferguson e la sentenza emessa ieri l'altro hanno comunque innescato di nuovo la bomba razziale che si supponeva, e sperava sopita. La presenza di un afroamericano alla Casa Bianca avrebbe dovuto funzionare come garanzia e invece è successo il contrario: Obama è visto come un venduto agli interessi dell'America bianca. Eppure, la sua riforma sanitaria imposta contro una middle class bianca recalcitrante, va prevalentemente a vantaggio degli afroamericani e degli immigrati. La comunità nera americana resta divisa in due: coloro che hanno accettato usi, costumi, abbigliamento, scuole e aspirazioni dei bianchi; e quelli che reclamano la separazione e non l'integrazione e che nella separazione vedono il diritto a costituire delle piccole repubbliche suburbane autonome inviolabili anche dalla polizia. Obama, Michelle e le loro figlie costituiscono un forte esempio di integrazione, condivisa dall'intera classe media nera. Ma proprio questa classe media e medio-alta nera di cui Obama è il campione, è considerata nemica dalla nazione afroamericana che rifiuta l'integrazione e difende disperatamente la propria differenza.
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