A scuola i conti non tornano. Ai presidi che due giorni fa avevano lanciato l'allarme denunciando che il 50 per cento delle classi è finito in didattica a distanza, totale o integrata, ieri ha replicato piuttosto duramente il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, che durante l'audizione in Commissione Cultura della Camera, per la prima volta dall'inizio della pandemia, ha fornito dati molto precisi e, ha assicurato, aggiornati sui numeri degli alunni in dad. Risultati che visto il tam tam che corre in tutte le scuole d'Italia appaiono quasi sorprendenti. La ricognizione del ministero copre l'82% del totale delle classi pari a 374.740. Su 307.690 classi monitorate soltanto 20.185 risultano in didattica a distanza, ovvero il 6,6%. Sul 93,4% delle classi in presenza 40.236 pari al 13,1 % sono didattica integrata, ovvero in una classe parte segue in presenza e parte da casa in dad.
Dati che possono apparire confortanti ma si scontrano sia con le segnalazioni che arrivano quotidianamente dagli istituti sempre più in difficoltà sia con i dati forniti ieri dalla Lombardia: 5.414 classi in dad totale mentre nel report del ministero le classi segnalate in dad sono 3.579 ovvero quasi duemila di meno. Anche dal Lazio si segnalano 2.500 classi in dad totale contro 2.184 segnalate dal ministero oltre un 60% in integrata con una tipologia che vede in media soltanto 5/6 alunni in classe e 15 a casa. Sopra le mille classi in quarantena anche il Veneto, l'Emilia Romagna, la Campania e la Puglia. Ma sono cifre che non spiegano il livello di allarme che si vive nelle scuole e nelle famiglie. Una risposta possibile è che gli istituti non monitorati ovvero quelli che non hanno fornito dati al ministero siano quelli più in difficoltà, forse tutti in dad a questo punto. In numeri assoluti infatti le classi che non sono state rilevate sono quasi 68mila. Su 7milioni 362mila 181 alunni 1milione 340mila non è stato monitorato. E se le percentuali sono basse in numeri assoluti gli studenti a casa sono molti anche nel report del ministero. Nella scuola dell'infanzia sono 62.539; nella primaria 207.937; nella secondaria di primo e secondo grado 428.691. In totale quasi 700mila studenti. I sindacati parlano di «dati fumosi, opachi, generici e poco trasparenti».
Dalla Lombardia segnalano che per le 5.415 classi in quarantena sono 67.433 gli studenti a casa in Dad. Oltre a 3.320 operatori scolastici. Il report della regione segnala un aumento dei contagi «in particolare nella fascia d'età 3-5 anni»da 3.792 a 6.824. Il dato più alto riguarda invece la fascia dei ragazzi in età da scuola primaria, 6-10 anni, che nella settimana tra il 10 e il 16 gennaio ha registrato 17.675 contagi. Nel Lazio le cose non vanno meglio e i presidi in particolare denunciano «l'enorme difficoltà a trovare supplenti». Cristina Costarelli, Anp Lazio, stima che oltre alle classi in dad totale il 60% delle classi sia in didattica mista: più o meno 34mila le classi coinvolte dalla ddi. La Costarelli denunciapoi che nessun aiuto è stato dato alle scuole per l'acquisto delle ffp2 obbligatorie se le classi sono in sorveglianza. In media soltanto per i liceo Newton dove la Costarelli è dirigente ne servono 300-400 al giorno e sono le famiglie a doverle fornire ai figli.
Per il ministro Bianchi le stime date dai presidi non avevano «alcuna base numerica». Nel difendere la scelta di riportare i ragazzi in classe in presenza Bianchi evidenzia che «il grosso dei contagi vi è stato nel periodo delle festività quando i ragazzi non erano a scuola».
Il presidente dell'Anp, Antonello Giannelli , prende atto delle cifre fornite dal
ministro ma chiede che vengano pubblicate «con cadenza settimanale tutte le statistiche necessarie ad avere contezza del quadro generale e anche che venga drasticamente semplificato il protocollo di gestione dei casi positivi».
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