Londra La riforma dell'educazione sessuale nelle scuole primarie e secondarie fa infuriare i genitori britannici. Ieri centinaia di persone si sono ritrovate di fronte a Westminster, a supporto di una petizione che ha raccolto 100mila firme con la quale si chiede la modifica della riforma.
Si tratta della prima revisione in 20 anni del programma di educazione sessuale previsto nelle scuole elementari e medie del Regno Unito e da allora ne sono cambiate di cose. Di certo un aggiornamento ci voleva, ma la protesta è scattata quando si è venuto a sapere che nell'ambito delle lezioni, obbligatorie alla scuola primaria, verranno affrontate anche tematiche come l'omosessualità e la diversità di genere. Dal 2020, dopo una consultazione di sei mesi del Dipartimento per l'Istruzione, - spiega il quotidiano The Times - nelle classi elementari si parlerà di famiglie dello stesso sesso o di transessuali, oltre che su come chattare online in modo sicuro e a sviluppare delle relazioni sane e rispettose. Alle scuole medie gli studenti riceveranno informazioni sulle relazioni sessuali e su argomenti scottanti come la catastrofe della mutilazione genitale, i rischi del sexting, della violenza domestica e dei matrimoni forzati. Questioni di cui giornali si occupano quasi quotidianamente, ma che in una società multietnica come quella inglese sono difficili da affrontare istituzionalmente.
La riforma del ministro all'Istruzione ha infatti urtato la sensibilità di centinaia di genitori cristiani, musulmani ed ebrei. Il problema è molto sentito anche nelle scuole religiose dove le famiglie non ritengono che ai figli debbano essere insegnati, obbligatoriamente, «stili di vita alternativi» e il teorico Geoffrey Alderman ha dichiarato al Times che i genitori ultraortodossi sono pronti a far studiare i figli a casa se la riforma andrà avanti. Ieri, sull'onda crescente della protesta, il ministro Hinds ha negato che con i bimbi di quattro o cinque anni si affronteranno temi così delicati come l'omosessualità e la diversità di genere, ma l'argomento è controverso. Benché esistano infatti delle linee guida, la decisione sui contenuti educativi delle lezioni sarà probabilmente lasciato alla sensibilità del singolo insegnante.
Per legge i genitori potranno chiedere l'esenzione dalle lezioni dai 15 anni in su, ma dopo aver discusso della questione con i presidi e gli insegnanti della scuola. Nel programma delle scuole primarie verrà data particolare attenzione all'insegnamento delle relazioni con gli altri e all'uso «sicuro» dei sistemi informatici. Durante gli anni della scuola media verranno affrontati i temi del disagio mentale, della depressione e dell'ansia e di come chiedere aiuto per superarli. Si parlerà di droga e alcolismo, ma anche del ciclo mestruale, ancora troppo spesso considerato un tabù tra le ragazzine. E molta importanza verrà data a come internet oggi spesso promuova una visione distorta e malata delle relazioni interpersonali e della sessualità.
Riguardo ai gay, alle lesbiche e ai transgender, le linee guida aggiungono che saranno le scuole a decidere che cosa è appropriato insegnare e a quale età, tenendo conto dello sviluppo e del
patrimonio culturale degli alunni. Ed è proprio questo che preoccupa i genitori. I firmatari della petizione ritengono infatti che a parlare ai loro figli di gay e trasgender debbano essere le famiglie, non le istituzioni.
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