Scuola, preside mobbizzata perché non critica il governo

La responsabile di un liceo romano racconta l'odissea quotidiana per difendere le riforme volute da Valditara

Scuola, preside mobbizzata perché non critica il governo
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Un tempo si usava il termine boicottaggio. Oggi gli si preferisce «mobbing ascendente». È quella pratica di «mobbing dal basso» destinato a frustrare (e non poco) chi ha ruoli di responsabilità e di gestione.

Anna Maria De Luca lo sa bene. Lo vive sulla sua pelle. È la preside del liceo Maria Montessori di Roma nel quartiere Salario. Da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili (suoi parenti sono stati vittime della persecuzione in Argentina al tempo della dittatura militare), De Luca ha mostrato interesse e apprezzamento per le riforme che il ministro Giuseppe Valditara sta portando. «L'insistenza del ministro nel voler riportare al centro della formazione l'educazione civica e la trasmissione dei valori umanistici è un fatto molto positivo», spiega. La professoressa (entrata in ruolo giovanissima e, ancor giovane, vincitrice del concorso per preside) ha anche sollevato obiezioni quando ha trovato su un giornale una lettera aperta con tanto di firma di gran parte dei professori della scuola a difesa di Christian Raimo, scrittore e insegnante, sospeso per tre mesi dall'insegnamento per un violento attacco all'indirizzo di Valditara. «Solo che alcuni di quei professori - racconta De Luca - non ne sapevano niente e il loro nome era stato usato a loro insaputa».

Da allora la vita professionale della preside del liceo Montessori è costellata di fastidiose e pesanti difficoltà. «Sono i rappresentanti sindacali della Cgil, a mettere continuamente in discussione tutto. In modo esasperante», racconta ancora la preside. «Ho combattuto per i diritti umani facendo per anni attivismo ma questa sinistra oggi non è credibile. E i valori in cui ho sempre creduto oggi è la scuola di Valditara a rappresentarli». L'istruzione, avverte De Luca, non va vista però con i paraocchi dell'ideologia. «Non è di destra né di sinistra». E snocciola alcune delle iniziative che il ministero sta portando avanti per difendere la centralità dell'istruzione. «Ridare importanza al voto in condotta - spiga - non vuol dire fare una cosa di destra. Non si tratta di autoritarismo, ma di insegnare ai ragazzi ad assumersi la responsabilità di quello che fanno». Nessuno finora, ricorda la preside, aveva immaginato che sospendere un ragazzo lasciandolo per giorni a casa non era un modello didattico «efficace», ma questo governo ha proposto l'uovo di Colombo del «lavoro socialmente utile» all'interno dell'istituto.

Giudizio positivo lo esprime anche per il potenziamento dell'Itis Academy, vale a dire l'esportazione nei Paesi in via di sviluppo del modello dei nostri istituti tecnici (soprattutto nei Paesi dai quali proviene gran parte della forza lavoro che migra verso l'Europa). Stesso giudizio positivo anche sul liceo del made in Italy. «Avrei voluto che fosse augurato anche nel nostro istituto - spiega - ma il collegio dei docenti si è rifiutato bocciandolo. Ed è un peccato perché è sempre utile aumentare l'offerta formativa».

Anche

sull'ultima proposta del ministro (togliere i cellulari anche nei licei, dopo averli vietati nelle scuole elementari e alle scuole medie): «Tablet e computer possono essere considerati strumenti didattici. Non i telefonini».

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