La scure Ocse sul Pil italiano: "La tassa sulla casa va rimessa"

Nel 2018 la crescita non oltre lo 0,8%: serve recuperare gettito dal giro di vite sugli immobili. Spread sopra 200

La scure Ocse sul Pil italiano: "La tassa sulla casa va rimessa"

Anche l'Ocse ha replicato le raccomandazioni della Commissione europea all'Italia: è necessario reintrodurre l'Imu sulla prima casa. La motivazione è la medesima. «Bisogna aumentare il gettito fiscale e rendere le tasse più eque ampliando la base fiscale, perseverando nella lotta all'evasione fiscale e introducendo tasse sulla casa di residenza basate su valori catastali aggiornati», si legge nell'Economic Outlook pubblicato ieri. Il motivo dell'accanimento fiscale è presto spiegato: le prospettive di crescita sono modeste, il debito è ancora troppo elevato così come la disoccupazione e, perciò, bisogna spostare il prelievo sui patrimoni per consentire «tagli ai contributi previdenziali che rilancerebbero l'occupazione, specialmente per i lavoratori poco qualificati a basso reddito». L'organizzazione guidata da Angel Gurría ha infatti tagliato le stime di crescita del Pil del nostro Paese nel 2018 (dal +1% previsto a marzo a +0,8%) confermando quelle per l'anno in corso (+1%).

Nessuna azione di politica economica è immune alle critiche dell'istituzione parigina. L'accantonamento da 20 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche, ad esempio, viene citato come un possibile incremento del debito pubblico dell'1,2% del Pil nel caso di totale utilizzazione. Anche se i consumi stanno resistendo alla stagnazione dell'economia, «molte imprese sono piccole e soffrono di una bassa produttività», ha aggiunto l'Ocse sottolineando che l'Italia non è stata in grado di «trarre maggiori benefici dalla globalizzazione» e che il buon andamento dell'export è legato soprattutto all'ottima intonazione dei mercati di riferimento come Usa e Germania nonché al deprezzamento dell'euro. L'Italia, conclude il report, deve quindi «progredire con le riforme strutturali e continuare le politiche di bilancio prudenti, spostando la spesa verso le infrastrutture e i programmi contro la povertà».

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non si è scomposto. Nel corso della riunione ministeriale dell'Ocse, il titolare del Tesoro ha fatto presente quanto già rimarcato nei confronti di Bruxelles. Tra le linee-guida fornite dall'organizzazione per contrastare le diseguaglianze ricopre un ruolo importante l'area della tassazione, ha rilevato il ministro, ma servono anche misure di riforma strutturale che vanno tuttavia disegnate con cura per evitare che possano aumentare, anziché ridurre la diseguaglianza. Un modo delicato per dire che si cercherà fino alla fine di evitare la patrimoniale. Tanto più che lo stesso capo del desk Italia dell'Ocse, Mauro Pisu, ha rimarcato come le stime tengano conto dell'attivazione delle clausole di salvaguardia che, se disinnescate in virtù di una maggiore flessibilità (correzione di bilancio dello 0,3% del Pil) concessa dall'Ue, potrebbero consentire all'Italia di crescere dell'1% anche nel 2018.

A suo parere il risultato finale del Pil sarà superiore alle attese, grazie all'effetto delle misure strutturali adottate negli ultimi tre anni. «La ripresa della domanda globale per il deprezzamento dell'euro sta sostenendo le esportazioni. Gli investimenti privati si stanno rafforzando, a differenza di quelli pubblici», ha scritto l'Ocse a proposito dell'Italia.

Ieri lo spread Btp-Bund è aumentato ancora passando dai 200 punti della vigilia a quota 203. Il decennale italiano ha un rendimento del 2,29 per cento.

L'andamento è ben sintetizzato dalle note di Ethenea Indipendent Investors. «L'Italia costituisce un rischio per il futuro dell'Eurozona e a causa della miscela pericolosa alto debito/bassa crescita», si legge nell'ultimo report. Le rassicurazioni di Roma sui mercati non funzionano.

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