Ai tempi dell'illuminismo la colpa di tutto quel che accadeva era di volta in volta di Voltaire o di Rousseau. Piove? La faute à Voltaire. Siccità? La faute à Rousseau. Ai nostri tempi la colpa è sempre e soltanto di Donald Trump: anche l'apocalittico uragano che ha trasformato il Texas in una palude di morte e di dolore è colpa è di Trump perché non ha rinunciato al Satana del politicamente corretto, ovvero non si è piegato alla teologia degli accordi di Parigi sponsorizzata da Barack Obama secondo cui la colpa di tutti i mali del mondo è la civiltà occidentale e dell'America in particolare.
E se Trump annuncia un grande piano di intervento e ricostruzione in Texas, già il mondo urla che è anche questa un'altra sua colpa perché l'infernale Donald non può che speculare sulla tragedia altrui e far ingrassare i suoi amici già stramiliardari.
Non c'è scampo: se il dittatore nordcoreano lancia missili come un pazzo verso Hawaii, Guam, Giappone, la colpa è tutta e solo di Trump che promette in caso di guerra ingiusta e non provocata «un inferno di fuoco come il mondo non ha mai visto». Adesso il potente dittatore cinese lancia avvertimenti oscuri ricordando a Trump che «la Corea non è un gioco» dopo che aerei americani e sudcoreani hanno risposto agli ultimi lanci di missili da Pyongyang facendo volare i caccia lungo il confine coreano mettendo in mostra la potenza delle loro armi. Scherziamo? Questo Trump deve essere un pazzo, uno fuori controllo che - lui, non il matto di Pyongyang - mette a repentaglio la pace e le buone creanze.
Anche la ventennale guerra in Afghanistan sta diventando una colpa di Trump che - da sempre ostile a quell'intervento - ha accettato la richiesta dei militari per l'invio di poche migliaia di soldati, troppi per una sconfitta, pochi per una vittoria. L'Afghanistan fa parte dalla caduta di Napoleone del big game, il grande gioco fra Russia, Cina e impero Britannico, ancora impegnato lì benché non sia più un impero. Quando la giovane regina Vittoria seppe che i suoi quattromila giovani soldati erano stati sgozzati e soltanto un tenente medico si era salvato, disse che quel gioco doveva finire. Rudyard Kipling scrisse nel suo poema dedicato al Little British soldier, il piccolo soldato inglese, i versi famosi e terribili: «Se sei ferito e disperso nelle pianure afgane e vedi le donne che arrivano per farti a pezzi con i coltelli, raggiungi il tuo fucile, fatti saltare il cervello e vai dal tuo dio da soldato».
Oggi l'Afghanistan è ancora un mattatoio dove anche la Russia ha perso le penne e le armi, il Texas è una terra sventurata di tifoni crescenti, il riscaldamento globale c'è perché è il ciclo della natura (fra Carlo Magno e Dante la Terra ebbe quasi mezzo millennio di riscaldamento globale e ai tempi della Roma dei sette re il Tevere diventava una lastra di ghiaccio e i romani avevano allestito un sistema d'allarme con le oche
starnazzanti). Caldo, freddo, alluvioni e guerre non sono cose esattamente nuove, ma quel che è nuovo è che la colpa è di Donald Trump, lo zotico, l'insopportabile, l'uomo che dice troppo, anche quando farebbe meglio a tacere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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