Cronache

Se la giustizia cieca colpisce i genitori

Accusati di omicidio perché la figlia 14enne morì per un bagno dopo pranzo

Se la giustizia cieca colpisce i genitori

È possibile trasformare la più grande delle tragedie familiari, la morte di un figlio, in un'occasione per colpire due volte i genitori già devastati da tale immane perdita? Sì ed è successo, da ultimo, a Rieti allorché un pm ha chiesto il rinvio a giudizio di una mamma e di un papà, rei di essersi addormentati sul lettino di uno stabilimento balneare lacustre mentre la figlia 14enne, tuffatasi in acqua con gli amici a poca distanza, moriva annegata per un blocco intestinale dovuto alla mancata digestione del pranzo. L'ipotesi di reato formulata dal procuratore è quella di omicidio colposo per non avere i genitori esercitato il controllo dovuto sulla figlia minore: 14 anni, signor pm. A 14 anni, in altre epoche, le donne si sposavano e iniziavano la lunga trafila dei parti. E così in molte società del mondo attuale. Non aveva ancora 14 anni Iris, la protagonista di Taxi Driver, interpretata da Jodie Foster. A 14 anni Mozart aveva già scritto gran parte delle sue Sinfonie e teneva memorabili concerti. A 14 anni alcune starlette di canali tematici per teenager hanno follower su Facebook e conti correnti più corposi di milioni di adulti.

Più in generale a 14 anni i giovani d'oggi ci dominano in ambito tecnologico e, per merito (o colpa) della rete, sono più smaliziati di come lo eravamo noi un tempo. Ipotizzare un omesso controllo sulla sventurata ragazzina è qualcosa che non si può davvero leggere, nemmeno a mio avviso a livello giuridico, laddove dai 14 anni un minore è imputabile penalmente, può scegliere se essere riconosciuto dal genitore naturale e da quale dei genitori separati essere collocato. Questo perché la stessa legge gli attribuisce una capacità di discernimento che, come minimo, contempla anche quella di riconoscere le cause e gli effetti delle proprie azioni come anche i pericoli, i più evidenti quantomeno, quali quelli di sapere che, dopo un pranzo abbondante, è necessario attendere le canoniche due ore dopo la digestione. Chissà quante volte la ragazzina annegata l'avrà sentito ripetere dai suoi poveri genitori, la cui credibilità sta tutta nella reazione della sorellina più piccola, che si è ben guardata dal tuffarsi.

Che paghino i responsabili dello stabilimento balneare, tramite le assicurazioni, per non aver offerto un servizio di vigilanza alla balneazione, ma si lascino i cuori di quei genitori struggersi nel loro dolore. Chissà quante volte si saranno maledetti per essersi addormentati, chissà in quale inferno quotidiano sono calati da quel giorno. Nessun genitore dovrebbe seppellire un figlio, è un supplizio così grande che trasforma tutta la vita in un calvario.

Siamo ormai al paradosso del diritto, le vittime vengono trasformate in colpevoli: chi viene rapinato deve risarcire il ladro. Ci mancava solo questa.

E dunque, in un Paese dove si assolvono i delinquenti per mancanza di prove, si rischia di vedere condannati due genitori già non abbastanza puniti da un beffardo destino che li ha voluti addormentati mentre si consumava la tragedia più grande della vita e dove ci si dovrebbe anzitutto chiedere «Ma Dio dov'è?».

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