Adesso Magistratura democratica scopre una nuova categoria: quella dei reati per modo di dire, dei reati che non sono tali. Quelli che si può fare anche a meno di punire, un ircocervo a metà strada tra il lecito e l'illecito che prima ancora di vedere la luce compie un miracolo: mette d'accordo l'ala sinistra della magistratura con il governo Renzi, segnando una tregua in una guerra di posizione che dura da mesi. Matteo Renzi sarà pure quello che taglia le ferie ai tribunali e che rottama i magistrati. Ma adesso è anche quello che istituisce la figura del reato «tenue», che degrada il delitto in bazzecola che non vale la pena punire. E Md si schiera plaudendo al fianco del governo.
Sulla bandiera di Md da ieri sventola un avverbio: «astrattamente». È il cardine del comunicato con cui le toghe rosse scendono in campo al fianco del governo. Laddove si spiega che il lavoro dei giudici è appesantito da indagini su fatterelli «astrattamente configurabili come reati», ma che in realtà non danno fastidio a nessuno. Quindi tanto vale archiviare senza processo, in modo tale da dedicare le energie di pm e giudici a delitti peggiori. È la filosofia che sta dietro allo schema di decreto legislativo che il governo ha approvato prima di Natale. In casi di «particolare tenuità» il pm chiede l'archiviazione.
Ma chi decide quando il reato è tenue? Il provvedimento del governo si applica indistintamente a tutti i reati puniti con una pena massima di cinque anni, che non sono esattamente una bazzecola. E infatti spulciando il codice penale si è scoperto che in questo tetto sono ricompresi reati (ne hanno contati 112) che tanto lievi non paiono, né in concreto né (per dirla con Md) «astrattamente»: dall'omicidio colposo alla truffa aggravata allo stalking. Che un omicidio colposo possa essere considerato «tenue» appare difficile, a meno che la vittima non sia «tenuamente» morta. Ma tutto passa alla discrezione del giudice. Sarà lui, e non la vittima, a valutare se la percossa è stata tenue, se le molestie sono state tollerabili, la truffa sopportabile. Per non parlare dell'occultamento di cadavere, che pure rientra nella casistica: sarà considerato «tenuamente» colpevole anche Michele Misseri, lo «zio Michele» del giallo di Avetrana?
Certo, ha buon gioco Enrico Costa, viceministro della Giustizia, a spiegare che modificando il codice si toglie ai pubblici ministeri la possibilità, che oggi esercitano assai, di decidere senza controllo quali reati perseguire e quali no, lasciando annegare nella prescrizione decine di migliaia di inchieste. «Di fatto, in questo modo i pm dribblano l'obbligo dell'azione penale - spiega Costa - mentre con la nuova norma la valutazione del pm dovrà essere motivata e sottoposta al controllo di un giudice, e la parte offesa potrà opporsi alla richiesta di archiviazione». Ma in realtà anche al viceministro non sfugge la potenziale assurdità della norma, visto che promette che durante l'iter parlamentare il decreto verrà modificato, escludendo una serie di reati «che pur non superando i cinque anni di pena massima non possono certo essere considerati di scarso allarme sociale». La prima deroga invocata dagli animalisti è stata già promessa da Renzi, e i maltrattamenti alle bestie resteranno puniti; altre deroghe si aggiungeranno, sulla spinta magari del buon senso, magari delle altalenanti emozioni popolari sollevate da questo o quel reato. Ma la sostanza non sembra destinata a cambiare. E Magistratura democratica ne è così contenta che lancia contro coloro che hanno osato contestare il decreto un'anatema da soviet del politicamente corretto, definendoli nientemeno che «epigoni della infinita stagione del populismo penale».
Certo, andrebbe spiegato quale vantaggio il carico di lavoro delle procure possa davvero ricavare dalla norma: visto che per valutare se il fatto è tenue il pm dovrà tenere conto anche della personalità dell'autore, e per fare questo dovrà quindi comunque scoprirlo, e quindi dovrà comunque fare le indagini: a meno che la prospettiva della archiviazione non diventi un alibi ulteriore per non indagare, e archiviare il fascicolo per prescrizione senza nemmeno averlo mai aperto.
Ma dove la relazione che ha accompagnato il decreto suona addirittura beffarda è quando si legge che le vittime dei reati «tenui» potranno ottenere comunque un risarcimento grazie a una causa civile: cioè, visti i tempi attuali, nel giro di dieci o vent'anni.E siamo solo agli inizi: su mandato del Parlamento, il governo si prepara a varare un altro decreto, depenalizzando in massa una serie di reati. Ma qui, giura il viceministro Costa, «ci andremo con i piedi di piombo».
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