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Sempre più vicino il rientro di Chico Forti. Nordio trasmette gli atti Usa a Trento

Il primo passo è il riconoscimento della sentenza americana, inviata alla Procura

Sempre più vicino il rientro di Chico Forti. Nordio trasmette gli atti Usa a Trento

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Parte l'iter procedurale per il rientro di Chico Forti in Italia. Dopo il via libera della Florida al trasferimento del detenuto italiano - annunciato dalla premier Meloni a seguito dell'incontro con Biden - il passaggio essenziale ora è che l'autorità giudiziaria italiana riconosca la sentenza emessa dagli Stati Uniti. Cioè l'ergastolo a cui Forti è stato condannato perché giudicato colpevole dell'omicidio di Dale Pike, manager ucciso sulla spiaggia di Miami il 15 febbraio 1998. Forti, ex campione di windsurf e produttore tv, oggi 65 anni, si è sempre dichiarato innocente.

Ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha trasmesso al Procuratore generale di Trento, la città di Forti, l'atto con cui chiede di promuovere presso la Corte di appello il riconoscimento della sentenza americana. La Corte d'Appello è chiamata a recepire la sentenza e metterla in esecuzione. Sono passaggi tecnici necessari per avviare il trasferimento. Il Guardasigilli, che aveva assicurato che «i miei uffici lavoreranno per ottemperare nel più breve tempo possibile a tutti i passaggi tecnici necessari e auspichiamo che anche gli altri facciano altrettanto», ha anche trasmesso al Dipartimento di giustizia di Washington le informazioni tecniche sulle modalità di esecuzione della pena in Italia. Ma prima della consegna Forti dovrà cambiare carcere negli Stati Uniti, passando da quello statale di Miami, dove ancora si trova, a quello federale. Sui tempi dell'effettivo rientro insomma ora dipende molto dalla macchina burocratica della giustizia americana.

Forti è stato condannato al carcere a vita, ma la prospettiva potrebbe cambiare. Del resto il detenuto italiano ha già scontato 24 anni, secondo la stessa autorità penitenziaria americana, con un «comportamento irreprensibile». E la legge italiana prevede permessi premio dopo dieci anni di reclusione, semilibertà dopo venti, domiciliari e libertà se ricorrono certe condizioni.

«È stata la più grande emozione di tutta la mia lunga vita aveva detto la madre, Maria Loner, 96 anni, dopo l'annuncio della premier Meloni . Non vedo mio figlio dal 2008, quando andai a trovarlo in carcere in America per i miei 80 anni. Poi non ho più avuto la forza di muovermi e avevo perso le speranze». Lui, Chico, al deputato di Fratelli d'Italia Andrea Di Giuseppe, che lo va a trovare in carcere da quasi due anni, da quando è stato eletto nella circoscrizione America Settentrionale e Centrale, ha confidato: «Lo so che non sarà breve. Lo so che anche in Italia dovrò stare in carcere, ma in Italia avrò mia madre vicina. La potrò riabbracciare, finalmente». Da quando è entrato in prigione a Miami 24 anni fa, non ha smesso mai di gridare la sua innocenza. Ancora oggi, dopo una vita passata dietro le sbarre, ricorda: «Ci sono stati tanti tanti errori nel momento dell'incriminazione».

Ma ora si pensa al suo rientro.

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