Il (giustamente) mai dimenticato Aldo Biscardi diceva che «i facs» dovevano essere almeno due, perché se fosse stato solo uno era chiaramente un «fac». Non si è mai ben capito (anzi, sì) se ci fosse o ci facesse, ma di sicuro era comunque sicuramente più moderno di certe istituzioni in cui si oggi discute sul futuro dell'innovazione italiana. Prendiamo il Senato: se mai foste un giornalista sappiate che per inoltrare domanda di accredito per un evento, sareste invitati a farlo «inviando un fax al numero 06xxx». Che, di questi tempi in cui basta un mail (o una Pec) per fare tutto, è un po' come portare un messaggio a cavallo in una busta chiusa con la cera lacca. Ma tant'è: se è vero che persino Leo Messi quest'anno ha cercato di svincolarsi dal Barcellona con un misterioso - in quel caso - burofax, perché non richiedere tale corrispondenza in un luogo dove uno che vuole curare il Covid facendosi una canna diventa decisivo per salvare il governo? Peccato però che un decreto della Repubblica (il Fare, si fa per dire...) nel 2013 avesse vietato l'uso dei fax nella Pubblica Amministrazione, ma soprattutto che il sito del Senato - per sua stessa ammissione con una dicitura sottostante - sia aggiornato «al 14 marzo 2014». In attesa di un fax di autorizzazione probabilmente. Comunque tutto è bene quel che finisce bene, siamo in Italia e alla fine si aggiusta tutto: per assoluta mancanza di fax di chi doveva spedirlo, l'accredito è stato accettato per posta elettronica. Non si sa, s'intende, se in via eccezionale. E d'altronde però non è che poi possiamo prendercela sempre con noi stessi, visto che - è notizia di ieri - perfino al Bundestag, il parlamento della grande Germania, hanno deciso ieri che da settembre i fax non si useranno più. Ce ne sono ancora 900 in giro per le sale, a questo punto accompagneranno la Merkel verso la pensione.
Paradossi d'Europa, in cui l'Italia diventa davvero una potenza, visto che con esempi come questo oscilliamo tra il quart'ultimo e il terz'ultimo posto digitale nella classifica dei 28 Stati membri.
Per fortuna però adesso è alle viste il Recovery Plan, in cui ci sono ben quasi 13 miliardi destinati «all'innovazione, ricerca e digitalizzazione». Il piano arriverà anche in Parlamento - e quindi anche al Senato - e sono 172 pagine. Che facciamo: le trasmettiamo una a una?
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