Senato, via libera alla manovra

L’Aula del Senato ha dato il via libera al ddl bilancio con 154 voti favorevoli e 9 voti contrari

Senato, via libera alla manovra

L’Aula del Senato ha dato il via libera al ddl bilancio con 154 voti favorevoli e 9 voti contrari. Il via libera alla fiducia era arrivato poco prima. La manovra 2016, approvata in terza lettura dal Senato, ora è legge. Subito dopo il Senato ha approvato il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e il bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018, con 154 sì e 9 no. È così terminata, poco prima delle 17.30, la sessione di bilancio in Parlamento. Dopo aver approvato la legge di Stabilità e la riforma della Rai, l’Aula del Senato sospende i suoi lavori per le festività natalizie. La prossima seduta è stata fissata per il 12 gennaio alle 16,30. All’ordine del giorno la riforma degli appalti.

Dopo il passaggio a Camera e Senato la legge di Stabilità contiene misure per oltre 30 miliardi di euro dai 26,5 iniziali. Sul fronte coperture la voce principale è l’aumento dell’indebitamento netto dall’1,4 al 2,4% del Pil, 17,6 miliardi in valore assoluto. La commissione europea ha finora autorizzato l’Italia ad alzare il deficit solo fino all’1,8% del Pil e si esprimerà sugli ulteriori margini di flessibilità richiesti in primavera.

Critico Paolo Romani, capogruppo al Senato di Forza Italia: "La Legge di Stabilità approvata al Senato con l’ennesimo voto di fiducia è politicamente e tecnicamente sbagliata- scrive- Politicamente sbagliata perché non affronta in maniera efficace i problemi strategici che avevamo sottoposto concretamente all’attenzione del governo - pensioni, esodati, famiglie, Sud, sicurezza - ma si limita invece ad una serie di elargizioni a fini meramente propagandistici che non avranno alcun impatto positivo sull’economia italiana.

Tecnicamente sbagliata perché, come hanno certificato ampiamente anche i tecnici del Senato, sono troppe le cose non chiarite in una manovra che si caratterizza per la sua indeterminatezza e che non affronta in maniera seria né la riduzione della spesa pubblica, sottoposta all’alea più che alla certezza dei risultati, né il nodo strutturale del debito pubblico".

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