Sequestrare le barche alle Ong che non rispettano le regole

L'Italia propone un codice che preveda controlli a bordo e trasparenza nei recuperi. Ma l'Ue non ci sente

Sequestrare le barche alle Ong che non rispettano le regole

Prima ipotizza il blocco navale, attuato attraverso quello dei porti alle navi estere, cariche di migranti, in arrivo in Italia, ora il governo sarebbe in trattativa, con i Paesi esteri e la Commissione europea, per l'introduzione di un Codice europeo per le imbarcazioni delle Ong, il cui mancato rispetto porterebbe al sequestro dei mezzi navali delle organizzazioni. Insomma, una serie di regole che indichino quali strumenti avere e che tipo di personale impiegare nelle operazioni di soccorso ai migranti.

Un deterrente per i furbetti e per chi voglia lucrare sul fenomeno migratorio. Di più. Nell'ipotesi in discussione in queste ore ci sarebbe anche la possibile introduzione, per le organizzazioni non governative, di specifici controlli a bordo. Non è ancora chiaro se si punti a militarizzare le navi del soccorso, come avveniva, ad esempio, per l'antipirateria, cosa certa è che si parla di una figura che possa vigilare sulla regolarità dei recuperi e segnalare eventuali falle nel sistema o connivenze con le realtà criminali che portano i migranti in Italia. Sul tavolo di discussione anche la creazione di un Centro unificato di comando marittimo a livello europeo, che garantirebbe una assunzione di responsabilità anche da parte degli altri Paesi Ue, visto che al momento il coordinamento delle operazioni di recupero nel Mediterraneo è di esclusiva italiana. L'Europa, al momento, fa orecchie da mercante. Ascolta, come ha garantito il ministro estone Andres Anvelt, ma all'Italia non darà «nessuna risposta». Anche perché gli Stati esteri accusano la nostra Nazione di non saper gestire il fenomeno migratorio.

A questo è da aggiungere che l'ipotesi di blocco navale, paventata dall'Italia con una dichiarazione unilaterale e che è un chiaro segnale di presa di posizione nei confronti degli altri Paesi, è forse mal attuabile perché mal si concilierebbe con le norme internazionali che disciplinano la ricerca e il soccorso in mare e con la necessità di condurre i migranti nel più vicino porto sicuro. D'altronde, nel 2012 era stata la Corte europea dei diritti umani a dichiarare illegittimo l'operato delle unità governative italiane che avevano riportato in Libia i migranti, affermando che non vi fossero in quello Stato le idonee condizioni di sicurezza.

Difficile, infine, ipotizzare che gli altri Stati europei possano continuare a sostenere le operazioni Frontex nel momento in cui il blocco navale costringesse le rispettive navi a condurre gli extracomunitari in Inghilterra piuttosto che in Romania o Spagna.

ChG

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