Attilio Fontana arriva in Procura poco dopo le 15.30. Ha appuntamento con i pm che gli contestano l'abuso d'ufficio per la nomina in Regione Lombardia di un suo ex socio di studio legale. L'interrogatorio durerà più di tre ore e all'uscita il governatore risponderà brevemente alle domande dei cronisti attraverso il finestrino dell'auto. «Ho chiarito tutto. Sono più che sereno».
L'inchiesta è la stessa che una settimana fa ha portato a 43 misure cautelari su richiesta della Dda di Milano per un presunto giro di mazzette, appalti truccati e finanziamenti illeciti. Il presidente della Regione Lombardia risponde del singolo episodio che riguarda l'incarico al Pirellone affidato all'ex collega Luca Marsico, come indicato nell'invito a comparire che gli è stato inviato nei giorni scorsi dall'aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Adriano Scudieri, Silvia Bonardi e Luigi Furno. Fontana è arrivato insieme al difensore, l'avvocato Jacopo Pensa, negli uffici della polizia giudiziaria che si trovano accanto al Palazzo di giustizia. «Ho chiarito quella che era la mia posizione», ha detto dopo l'interrogatorio. A chi gli ha chiesto come avesse spiegato i termini della nomina di Marsico Fontana ha risposto: «Questo chiedetelo ai magistrati». E su cosa avesse riferito sui rapporti con Nino Caianiello, il «burattinaio» che secondo l'inchiesta tirava le fila di incarichi politici e commesse pubbliche (in carcere): «Ho dato tutte le risposte alle domande che mi sono state fatte». Da quanto si è saputo, il governatore avrebbe comunque rivendicato la scelta di Marsico compiuta nell'ottobre scorso per la poltrona da membro esterno del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione. Avrebbe aggiunto che la sua volontà era quella di non disperdere le competenze dell'avvocato e consigliere uscente. Tra le varie possibilità di incarico che si sono presentate avrebbe scelto la più vicina alle esperienze dell'ex socio e la meno lucrosa (il compenso era di 11.500 euro all'anno più 185 euro a seduta). Per i pm, l'incarico doveva essere assegnato attraverso un avviso pubblico, cui avevano già risposto 60 candidati. Per il presidente lombardo, al contrario, quell'avviso non attivava alcuna procedura di gara o selezione, non prevedeva una selezione né una graduatoria. Fontana avrebbe inoltre confermato di aver chiesto a Caianiello, nel marzo dello scorso anno, di trovare una soluzione per Marsico.
L'avvocato Pensa, uscito in auto con il proprio assistito, ha dichiarato: «Sono fatti da niente. Si parla di nulla». E ha aggiunto: «Più chiaro di così non poteva essere, questo lo hanno inteso anche loro. È tutto perfettamente coincidente con i fatti che sono avvenuti, poi le valutazioni ognuno fa le proprie. Abbiamo discusso di tutte cose di fatto e non di diritto, è stato come rivedere un film dall'inizio ai titoli di coda». Intanto ieri sono proseguiti gli interrogatori di garanzia delle persone raggiunte dalle misure cautelari. Tra queste, Giuseppe Zingale, dg di Afol Metropolitana che ha risposto alle domande del gip Raffaella Mascarino. A proposito del presunto finanziamento di 38mila euro che avrebbe in qualche modo riguardato l'europarlamentare di Fi Lara Comi (non indagata), ha spiegato: «Non ho avuto alcun ritorno economico» dai contratti assegnati. Non - ha precisato - a una società riconducibile a Comi, bensì a una avvocatessa che quest'ultima gli aveva «proposto per lanciare Afol in Europa».
Infine il gip ha respinto l'istanza di revoca degli arresti domiciliari avanzata dal legale di Fabio Altitonante, l'avvocato Luigi Giuliano. Il consigliere lombardo è accusato di corruzione e finanziamento illecito ed è considerato dal giudice ancora «influente»: potrebbe reiterare il reato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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