Cronache

Le sette vite di Mamma Ebe tra sesso, esorcismi e truffe

Si spacciava per guaritrice, costruì un impero, incantò molti uomini. Ma Gigliola Giorgini "fece solo del male"

Le sette vite di Mamma Ebe tra sesso, esorcismi e truffe

Aveva 88 anni ed è morta all'ospedale Infermi di Rimini «per gli effetti inestinguibili di una neoplasia», lontana dalla villa-santuario-ambulatorio di Carpineta sulle colline cesenati dove aveva costruito il suo infernale paradiso. Mamma Ebe, al secolo Giliola Ebe Giorgini, se ne è andata nel silenzio, senza essere mai stata innocente, simbolo inquietante di un'Italia nascosta e psicolabile, signora dei trucchi e degli inganni, raccontata persino da un film di Carlo Lizzani con Stefania Sandrelli.

Quando l'arrestano per la prima volta, a metà degli anni Ottanta, saranno 28 gli ordini di custodia che collezionerà, l'ultimo quattro anni fa, è una bella cinquantenne che dimostra almeno dieci anni di meno, occhi scuri e penetranti, i capelli nerissimi sciolti sulle spalle. Se la cava con la libertà su cauzione, ma dalla cronaca non esce più. L'arrestano di nuovo, sempre di notte, nell'ottantotto, in una delle sue tre ville di Morlupo, paese sulla via Flaminia a 30 chilometri da Roma, le altre due sono a Cesena e Pistoia, sempre in bilico tra demonio e santità. Tra esorcismi, guarigioni «miracolose» e pomate per curare ogni male si scoprono casse di champagne, costose lingerie in pizzo e un fidanzato più giovane di ventidue anni, Gabriele Casotto, il discepolo preferito, che sposerà quando, insieme, saranno reclusi a Rebibbia. É sempre una bella donna che risponde alle accuse sgranando gli occhi e sorridendo innocente dichiarandosi vittima di congiure da inquisizione della Chiesa «perché le sue stigmatizzate mani erano baciate dal Signore», stigmate che, si scoprì, se le faceva con la lametta. La Pia Unione di Gesù Misericordioso con il suo contorno di sedicenti seminaristi e di suore nominate da lei stessa è un'impero finanziario con patrimonio immobiliare che gli investigatori definiscono «rilevante» e conti correnti, anche segreti, dove imboscare gli introiti per decine di miliardi. Per questo non smettono di starle addosso.

Nel '90 si dichiara «una donna stanca, più volte operata di tumore, con frequenti crisi di cuore che dice addio alla missione di guarire i sofferenti». Ma Pia o no, la setta continua invece a produrre utili, perchè alla sua porta continuano a bussare centinaia di persone, di tutte le età, anche genitori che fanno benedire per telefono i figli piccoli solo per farli smettere di piangere. Lo scopre il pm di Forlì, Filippo Santangelo, dopo un esposto anonimo su un adolescente curato prima dagli esorcismi e poi con psicofarmaci a pioggia. Mesi di pedinamenti, intercettazioni, perquisizioni la riportano in galera insieme al medico di base Mauro Martelli, accusato di procurare alla santona ricettari firmati in bianco. L'organizzazione viene demolita da accuse come associazione per delinquere, esercizio abusivo di professione medica, falso ideologico, truffa aggravata, sequestro di persona, persino maltrattamenti di bambini.

Le cure sono psicofarmaci in dosi esagerate ma benedetti dalle mani della Santona di Carpineta con sovrapprezzo obbligatorio, esorcismi assortiti, superstizione, misticismo e falsa medicina. Con consulti a 600mila lire a botta, gradito devolvere al Pio ordine il proprio patrimonio, in parte o intero.

Plagi che non diventano virali attraverso spot tv urlanti alla Wanna Marchi ma sul discreto passaparola, tanto che le inchieste vanno a sbattere spesso contro il muro di omertà delle vittime stesse. Solo ora che è morta scrivono: «È una persona che ha fatto del male».

E così sia.

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