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La settimana nera di Roma: così sarà invasa dai rifiuti

Dallo sciopero dei netturbini al ponte del 2 giugno: smaltimento in tilt nella Capitale. E i rimedi dei dirigenti Ama sono grotteschi

La settimana nera di Roma: così sarà invasa dai rifiuti

Roma Quello dei rifiuti a Roma è uno dei temi che stanno infiammando la campagna elettorale. E non poteva che essere così in una città ormai assuefatta al degrado, ai cassonetti straripanti di immondizia, al cattivo odore, ai materassi e ai televisori abbandonati sui marciapiedi.

Un'emergenza con cui i romani sono costretti a fare i conti quotidianamente, stretti tra le inefficienze di una municipalizzata, l'Ama, che colleziona record di assenze tra i dipendenti, permessi per l'assistenza a familiari disabili e scioperi su scioperi. Come quello di oggi, che vedrà fermarsi in tutta Italia i lavoratori del settore dell'igiene ambientale in agitazione per il rinnovo del contratto nazionale. Che vuol dire niente raccolta dei rifiuti, pulizia delle strade o svuotamento dei cestini, dopo una domenica a servizio già ridotto, in una capitale dove la situazione è la normalmente critica. Anche per le vie del centro, assediate in questi giorni più che mai dai turisti. E non è che l'inizio di un'altra settimana, quella del voto, in cui Roma rischia di trasformarsi in un'enorme pattumiera per l'imminenza del 2 giugno, un altro giorno festivo, in cui gli impianti di smaltimento si fermeranno di nuovo e i cassonetti torneranno a riempirsi a dismisura quando non sarà ancora smaltita l'immondizia accumulatasi per lo sciopero di oggi. Appare paradossale il rimedio suggerito da Daniele Fortini, il presidente della municipalizzata Ama, che ha invitato i romani a collaborare, evitando di portare la spazzatura nei cassonetti oggi, come del resto hanno fatto i colleghi di altre città italiane. «Tenete i rifiuti in casa», ha detto ai cittadini per evitare indecenti pile di sacchetti sui marciapiedi. Difficilmente l'appello andrà a buon fine ed è evidente che la gente preferirà intasare i cassonetti piuttosto che dover gestire i resti maleodoranti di due giorni tra le mura domestiche.

Eppure i romani pagano, e anche tanto, la raccolta dei rifiuti: 249,9 euro pro-capite, il 50,9 per cento in più rispetto alla media nazionale, nonostante l'aumento della raccolta differenziata che dovrebbe far diminuire la tariffa. Con il risultato che solo il 9 per cento degli abitanti della Città Eterna è soddisfatto del servizio erogato dall'Ama, come emerge da un rapporto della Confartigianato che dà a Roma il primato negativo dei costi più alti per pulire la città e della maggiore insoddisfazione di chi la abita. È questa la Roma che si troverà a governare il futuro sindaco, una città che sprofonda ogni giorno di più nella spazzatura. Ogni candidato ha la sua ricetta per risolvere una volta per tutte i problemi legati alla gestione dei rifiuti, uno dei più sentiti dai cittadini oltre a quello del trasporto pubblico, da sempre al centro di accesi dibattiti. La scommessa di Alfio Marchini è quella di trasformare i rifiuti in un'opportunità di guadagno. Giorgia Meloni vuole puntare sulla raccolta differenziata, contando di portarla ad un ambizioso 75 per cento.

Anche Roberto Giacchetti vorrebbe incrementare la differenziata attivando un servizio di raccolta porta a porta e isole ecologiche per riciclare quello che si può riusare. Di Virginia Raggi, invece, l'idea di un kit per lavare i pannolini da distribuire alle neomamme.

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