Lo sgambetto di Alfano a Maroni: no all'election day, slitta l'autonomia

Il referendum lombardo non sarà accorpato al ballottaggio delle Comunali. Timori sull'affluenza

Lo sgambetto di Alfano a Maroni: no all'election day, slitta l'autonomia

Milano - E da Roma arriva il no con cui il ministro Angelino Alfano boccia il voto del referendum lombardo sull'autonomia nello stesso giorno del ballottaggio delle elezioni amministrative, fissato il 19 giugno.

Una decisione che a Milano, al di là del tema del referendum in sé, suona tanto come un dispetto al candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi. Lo slittamento di certo non lo aiuta. E rende meno attraente l'appuntamento elettorale. Sia perché non invoglia quella fetta di indecisi che magari, col doppio voto, sarebbero più propensi alle urne. Sia perché è un richiamo in meno per il popolo del centrodestra, quello pro autonomia lombarda, soprattutto in una domenica di mezza estate con le scuole chiuse da pochi giorni. Al contrario, arricchire il voto del ballottaggio con quello per aumentare l'autonomia regionale avrebbe sicuramente regalato più appeal al 19 giugno elettorale. «Una decisione assurda, imposta da Renzi e dal suo partito. Renzi vergogna» tuona sui social network il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Per lui lo slittamento del voto (a chissà quando) viene interpretato come una «negazione ai lombardi del diritto democratico di porre fine alla rapina fiscale da 54 miliardi che la Lombardia subisce ogni anno ad opera del governo romano e costerà alle tasche dei contribuenti lombardi almeno 20 milioni di euro». «Ma io non mollo - rilancia - non gliela voglio dare vinta a questo governo che nessuno ha eletto: il referendum lo faremo certamente in autunno, e chiederò a Veneto e Liguria di unirsi alla nostra grande battaglia per l'autonomia e la liberazione fiscale».

Il «professore» della Lega, Stefano Bruno Galli, a capo del gruppo consiliare «Maroni Presidente», dà la sua lettura del no al referendum: «Oltre a Renzi - spiega - pare che un ruolo particolarmente attivo per approdare a questa perversa e dannosa decisione l'abbia svolto il ministro Maurizio Martina, che voci di corridoio e indiscrezioni giornalistiche da qualche tempo accreditano quale futuro competitor del governatore Roberto Maroni alle prossime elezioni regionali, nel 2018. Così Martina dimostra di amare il grande popolo lombardo».

Il Pd, che dal mancato accavallamento di voti potrebbe pure guadagnarci, getta acqua sul fuoco: «Quella di Maroni è una sceneggiata - sostiene il segretario lombardo Alessandro Alfieri - Sa benissimo che l'abbinamento con le Comunali non si può fare.

La verità è che un referendum così inutile e costoso non vuole farlo nemmeno lui e sta solo cercando di scaricare la colpa su Renzi». «Sappiamo tutti che Renzi e il Pd sono allergici alle consultazioni referendarie - sostengono i grillini - ma Maroni sta usando il referendum sull'autonomia come una banderuola».

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