Cronache

Uno sgarbo di troppo, via da questa città

Uno sgarbo di troppo, via da questa città

In fin dei conti, pensandoci bene, la funivia immaginata dalla sindaca (non sindaca) di Roma, Virginia Raggi oggi avrebbe fatto perfino comodo. Perché sono bastati dieci centimetri di neve a trasformare la mia giornata lavorativa, organizzata nei dettagli da giorni, in una serie infinita di «disdette per neve».

Premesso che non vivo in periferia ma in pieno centro, a duecento metri da piazza di Spagna, per intenderci, stamani alle sei in punto, Andrea, il dog sitter mi ha praticamente buttato giù dal letto con una telefonata concitata, nemmeno fosse scoppiata una guerra, dicendo che non sarebbe potuto venire, farfugliando qualcosa di incomprensibile tale era la sua agitazione. È morto un familiare? Ho chiesto. No i mezzi tutti fermi. Roma bloccata, ferma, paralizzata. Alle 7 ho vestito le mie cagnoline Maria e Mimì e sono scesa io in strada.

Confermo: i centimetri di neve erano dieci. Pensando di anticiparmi con i tempi e dedicarmi alla lettura dei giornali, poco dopo, sono uscita nuovamente. Tre edicole su tre chiuse. Idem per tutti gli altri negozi. Il coprifuoco. Ve la immaginate via Montenapoleone con le saracinesche abbassate per una spruzzatina di neve? La pasticceria «Cova» che non fa più caffè per maltempo?

Intanto mi arrivano nell'ordine, non una, ma cinque telefonate. Tutti gli appuntamenti della giornata annullati causa neve. Uno di questi era in una clinica privata dove una parte del personale non era riuscito ad arrivare. Un altro con l'autista Ncc che chiamo di tanto in tanto per impegni importanti. Mi annunciava però con tono quasi luttuoso: «Signò, le macchine oggi restano chiuse in garage, troppi rischi».

Rischi? Ma quali rischi? C'è pure il sole. Così, sfidando una tormenta inesistente almeno qui a Roma, i pupazzi di neve, le scuole chiuse, l'esercito che qualcuno chiama a gran voce, io esco a consegnare personalmente due plichi che i Pony non vengono a prendere, indovinate un po' perché? Poi non ci offendiamo se qualcuno dice che la Capitale è a tutti gli effetti una città del terzo mondo.

E la nostra amata «sora Virginia», come la chiamiamo qui a Roma, è in Messico e da lì nonostante si parli di clima - non le deve essere venuto in mente di far lasciare qualche sacchetto di sale ai bordi delle strade.

Comunque, per me che sono romana di nascita e di nome ma milanese nella testa, una bella notizia c'è. Questa giornata decisamente è servita a qualcosa.

Avevo in animo di acquistare casa a Roma, non me la sento più, lo farò forse a Milano dove basta una manciata di sale a spazzare via oltre che la neve anche la cialtronaggine della nostra città diventata ormai invivibile.

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