Guerra in Ucraina

Shoah e genocidi. Quando l'orrore è incomparabile

Le guerre portano con sé il più orribile campionario degli orrori. Stabilire una graduatoria è un atteggiamento tanto cinico quanto inutile

Shoah e genocidi. Quando l'orrore è incomparabile

Le guerre portano con sé il più orribile campionario degli orrori. Stabilire una graduatoria è un atteggiamento tanto cinico quanto inutile. Semmai saranno gli storici, quando la polvere del tempo ha coperto la tragedia dell'attualità, a stabilire i contesti corretti su cui fare le più opportune valutazioni. Anche se la Storia, è inutile nasconderselo, ha sempre come firma principale quella dei vincitori. Intanto ascoltiamo le parole dei protagonisti, di chi è in prima fila a combattere per difendere la propria terra: inutile nascondersi dietro il dito dell'ipocrisia, e criticare quelle parole perché nella loro enfasi tradiscono l'evidenza della situazione in atto. È la propaganda. Impensabile che possa essere cancellata dalla politica e, a maggior ragione, da chi sta vivendo un conflitto drammatico e cerca solidarietà, comprensione, coinvolgimenti affettivi. Proprio questo è ciò che vuole il presidente Zelenski, ed è più che normale in lui la ricerca di analogie emotivamente efficaci, piuttosto che preoccuparsi della correttezza di somiglianze storiche a cui paragonare la resistenza del suo popolo. Cosa c'è di più doloroso per il popolo d'Israele che rievocare la Shoah di fronte al proprio Parlamento e costruire un'analogia con ciò che sta accadendo a un altro popolo di questa Terra? È fin troppo evidente l'unicità della Shoah, quindi è comprensibile ascoltare e accettare tutti i distinguo che arrivano da Israele e, anche, dalle comunità ebraiche, pur essendo altrettanto evidente l'abilità comunicativa/propagandistica di Zelenski nel toccare quel tasto nella casa di chi ha ascoltato meglio di altri quella musica dell'orrore. D'altra parte, le persecuzioni etniche, con conseguente pulizia etnica, sono immediate conseguenze tragiche delle guerre. Le abbiamo viste di recente in Somalia, in Jugoslavia, quando si è dissolta la dittatura di Tito; e quanti sono ancora gli italiani dell'Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia che ricordano la violenza della pulizia etnica patita, quando sono stati perseguitati e cacciati dalle loro case? Zelenski si sta rivolgendo ai popoli occidentali, alle loro organizzazioni rappresentative: parlerà anche a noi. Prevedibile che assocerà alla lotta partigiana che c'è stata nel nostro Paese, la loro lotta partigiana contro l'invasione russa.

Mi auguro che tutti i teorici del «molto più complesso» che sfilano nei talk show per dirci cosa sta succedendo ai confini orientali dell'Europa, ci risparmino dotte quanto inutili spiegazioni sulle differenze sempre «molto più complesse» tra la nostra storia recente e quella attuale della Ucraina.

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