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Si allontana la Frexit, le Borse festeggiano E lo spread torna giù

Volano Parigi, Francoforte, Londra e Milano. L'euro si rafforza, molto bene i titoli bancari

Si allontana la Frexit, le Borse festeggiano E lo spread torna giù

Scansata l'onda nera lepeniana, dissolto l'incubo della Frexit, i mercati hanno festeggiato ieri l'affermazione di Emmanuel Macron come se il delfino di Hollande fosse il messia che riporterà sulla retta via l'Unione europea facendo perno su una stretta liaison con la Germania. Un lampo di luce salvifico da salutare con un movimento compatto verso l'alto delle Borse, con gli spread appiattiti e l'euro tornato a mostrare i muscoli.

Poco importa se fino al ballottaggio del 7 maggio la partita dell'Eliseo non può ancora dirsi chiusa, se l'8 giugno si vota in Gran Bretagna e poi in Germania, e se il nodo del debito greco resta da sciogliere. Non era il lunedì delle incertezze, e non lo è stato. Basta dare un'occhiata alle Borse, a quei guadagni da capogiro indici di una sbornia rialzista collettiva: Milano è salita del 4,77% a quota 20.684 (nonostante numerose società abbiano staccato il dividendo), un livello che non toccava dal gennaio del 2016, Parigi si è arrampicata fino ai massimi da nove anni grazie a un +4,14, mentre Francoforte è balzata del 3,37% e Londra del 2,11%, con Wall Street che alle 20 ora italiana segnava un +0,9%. «Se consideriamo - spiega Vincenzo Longo, Market Strategist di IG - che il voto francese è stato considerato uno dei principali rischi del 2017, possiamo comprendere come un venir meno di questi timori possa liberare ancora molti acquisti su un'Europa giudicata ancora troppo sotto pesata da parte dei gestori globali». Insomma, «sull'azionario il trend potrebbe essere rialzista ancora per qualche trimestre».

Le percentuali da Toro scatenato degli indici impallidiscono però se confrontate con le performance di alcuni titoli, in particolare quelli delle banche italiane. Come Unicredit (+13,20%), Ubi Banca (+10,36%), Banco Bpm (+7,71%) e Intesa Sp (+7,48%). Una sorta di catarsi per il settore che era stato fortemente penalizzato a Piazza Affari a causa dell'alto livello delle sofferenze, del difficile processo di aggregazione e delle ripetute richieste di denaro fresco al mercato per soddisfare i requisiti patrimoniali richiesti dalla Bce, ma che nell'ultimo periodo aveva già dato segni di ripresa (+26% l'indice di categoria negli ultimi sei mesi). L'ulteriore aggiustamento al rialzo di ieri, come sottolinea Goldman Sachs, corrisponde all'attesa di un miglioramento generale del sistema del credito reso possibile dalla situazione di stabilità politica che porterà la probabile vittoria di Macron. Con benefici anche per l'Italia in termini di raffreddamento del differenziale tra i nostri Btp e il Bund tedesco, crollato ieri a quota 185 dai 203 punti di venerdì. E lo spread è un termometro verso cui le banche tricolori sono particolarmente sensibili, avendo in pancia circa 400 miliardi di euro dei debito italiano.

Il taglio del nostro rating sovrano deciso alla fine della scorsa settimana da parte di Fitch è passato quindi come acqua sulla pietra, segno che gli investitori hanno in questo momento attivato la modalità risk on. Per il Tesoro significa, in prospettiva, tornare a corrispondere rendimenti più contenuti sulle nuove emissioni. Un sollievo per le casse pubbliche. I primi effetti si sono visti ieri, con il rendimento del Btp decennale sceso al 2,19% dal 2,28% di venerdì e con via XX Settembre che ha collocato 777 milioni di BTp-i a 5 anni al tasso dello 0,14%, in flessione di 24 centesimi rispetto all'emissione precedente. Giovedì prossimo sono previsti altri due test: l'asta di CcTeu (prima tranche) e BTp a 5 e 10 anni per massimi 8,75 miliardi di euro.

Il rasserenamento dello scenario politico europeo potrebbe inoltre rendere più agevole il processo di normalizzazione della politica monetaria della Bce. Non pochi analisti ipotizzano un anticipo da parte di Mario Draghi della stretta sugli acquisti di titoli (60 miliardi al mese fino alla fine dell'anno), un aumento del tasso di deposito a inizio 2018 e un potenziale aumento del tasso-chiave a fine 2018.

Benzina per l'euro (ieri salito sopra 1,09 dollari), un toccasana per i margini delle banche, ma anche un problema per Paesi indebitati come l'Italia.

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