Nel giorno del terremoto giudiziario sulle opere pubbliche, che fa tremare anche il governo, Matteo Renzi si preoccupa di ribadire che la lotta alla corruzione è una priorità. Ma intanto il ddl che doveva arrivare oggi in aula slitta alla prossima settimana.
Il premier lancia il suo tweet, a poche ore dalla presentazione in Senato dell'emendamento sul falso in bilancio al disegno di legge in discussione: «Contro corruzione proposte governo: pene aumentate e prescrizione raddoppiata. E l'Autorità oggi è legge con presidente Cantone».
Dopo due anni di blocco del provvedimento presentato dall'attuale presidente del Senato Piero Grasso, ancora una volta la magistratura arriva prima della politica e il governo fatica a trovare l'equilibrio tra le sue diverse anime. Il viceministro alfaniano Enrico Costa porta in commissione l'emendamento. «C'è una buona notizia. Alleluja!», commenta Grasso. Ma il termine per presentare i subemendamenti viene fissato alle 13 di domani e così l'esame dell'aula si prevede per la prossima settimana.
Il testo stabilisce che sul falso in bilancio si proceda d'ufficio, tranne che per le società non quotate al di sotto dei limiti di fallibilità, dove c'è la procedura a querela. Resta la pena della reclusione da 3 a 8 anni per le società quotate che commettono consapevolmente il reato di falso in bilancio. Le società non quotate vengono punite con pena da 1 a 5 anni per gli stessi fatti. La sanzione è da 100 a 200 quote per le società non quotate a cui viene riconosciuto il fatto di lieve entità, in armonia con la norma introdotta dall'ultimo Consiglio dei ministri, per l'archiviazione di casi particolarmente tenui. Sanzioni pecuniarie da 400 a 600 quote per le società quotate e da 200 a 400 per le non quotate.
In commissione arriva accanto a Costa anche il Guardasigilli Andrea Orlando, per seguire i lavori e sottolineare l'attenzione dell'esecutivo per la legge in gestazione. La seduta viene sospesa per mancanza del numero legale dal presidente Francesco Nitto Palma, perché i parlamentari del Pd risultano assenti, ma poi riprende. L'atmosfera sconsiglia altri rinvii.
Mentre il Movimento 5 Stelle e anche i Verdi attaccano il ministro Ncd delle Infrastrutture Maurizio Lupi, chiedendone le dimissioni per responsabilità legate all'inchiesta della magistratura, il relatore Nico D'Ascola, sempre del partito di Angelino Alfano, mostra la volontà di imprimere un'accelerazione all'iter del ddl. «È difficile - spiega - ma il testo potrebbe essere licenziato già entro questa seduta». Non è così. Il capogruppo grillino Andrea Cioffi ammonisce, poco prima della riunione della capigruppo che deve decidere se calendarizzare il provvedimento di fronte all'assemblea: «Che nessuno pensi di togliere il ddl anticorruzione dall'aula, nessuno faccia scherzi. Una legge anticorruzione è sempre più urgente, anzi diventa indispensabile dopo gli arresti di Incalza e altri. Sono 731 giorni che la legge è stata depositata e non è arrivata in aula per responsabilità della maggioranza». Anche il vicepresidente azzurro del Senato Maurizio Gasparri critica Palazzo Chigi: «L'esecutivo è l'unico responsabile del ritardo nell'approvazione del ddl corruzione. Chi si scandalizza, come Grasso, si rivolga a Renzi». E Enrico Buemi, capogruppo Psi in commissione incalza: «Si decida, non ci possiamo accollare responsabilità di altri.
Non si dimentichi, però, che molti dei problemi che oggi sono sotto gli occhi di tutti dipendono dalla mancanza di controlli preventivi, troppo facilmente cancellati negli anni passati, degli atti della Pubblica amministrazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.