L a chiusura della grande trattativa per la formazione del governo Cinquestelle-Lega è fissata per domenica. L'obiettivo è quello di presentarsi da Sergio Mattarella lunedì con la squadra pronta. Ma le questioni aperte e di non facile soluzione sono molte.
Innanzitutto il nome del premier. L'ipotesi di una staffetta tra i due leader non decolla, visto che la durata della legislatura resta incerta e stabilire una «scadenza» è impossibile. Così la ricerca si appunta su un premier terzo che sia di garanzia per le forze politiche e per la comunità internazionale. Qualcuno sussurra il nome del presidente di Fincantieri, Giampiero Massolo, con una lunga esperienza in diplomazia ai massimi livelli, e di Massimo Sarmi, ex amministratore delegato di Poste e Milano-Serravalle, ma non ci sono certezze.
Per quanto riguarda la mappa dei ministeri qualcuno azzarda una spartizione di questo tipo: ai Cinquestelle Esteri, Difesa, Sviluppo Economico, Cultura e Politiche Sociali. Alla Lega Interni, Lavoro, Trasporti, Ambiente e Agricoltura (e forse Turismo). La Lega di sicuro in questa fase manifesta molta più prudenza rispetto ai Cinquestelle. Salvini sa bene che ogni passo nasconde una trappola e procede con i piedi di piombo. Tanto più che in questa fase le forze sono concentrate sulla necessità di trovare una quadra quasi impossibile tra reddito di cittadinanza e flat tax. I protagonisti non nascondono che individuare le coperture - si parla di 80 miliardi complessivi secondo un calcolo del Sole 24 Ore - sia oggettivamente complesso. Ufficialmente, però, si ostentano certezze. «Dal confronto sono emersi numerosi punti di convergenza programmatici sui quali continuare a lavorare: superamento della legge Fornero, sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti; reddito di cittadinanza, con iniziale potenziamento dei centri per l'impiego; introduzione di misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà; studio sui minibot, flat tax, riduzione costi della politica, lotta alla corruzione, contrasto all'immigrazione clandestina, legittima difesa» comunicano in una nota congiunta M5s e Lega. «C'è grande soddisfazione per la possibilità concreta di lavorare per il Paese e nell'interesse dei cittadini». E Alfonso Bonafede, deputato e fedelissimo di Luigi Di Maio, manifesta ottimismo, rilanciando anche il conflitto di interesse. «Ci sono margini di convergenza molto importanti, dal reddito di cittadinanza per M5s alla flat tax per la Lega. Ma parliamo anche della giustizia, della lotta alla corruzione, delle pensioni, del superamento della Fornero, del conflitto di interessi».
Il tavolo del programma tornerà a riunirsi domani alle 15. Una riunione fiume in cui si entrerà nel merito e si cercherà di individuare i fondi per una serie di misure ad alto rischio deficit. Una ipotesi è che si possano annacquare e limare i due programmi e almeno inizialmente possa esserci un allargamento della no tax area e l'introduzione di un salario minimo così da dare comunque un segnale agli elettor.
Sullo sfondo l'ingegner Carlo De Benedetti benedice la nascita del governo populista. «Ritengo sia un bene che si sia arrivati a questo governo, perché queste sono le forze che hanno avuto un successo elettorale. Non è vero che hanno vinto, ma rappresentano una novità politica».
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