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Il silenzio delle femministe sulla RU486

Il silenzio delle femministe sulla RU486

Il ministro Speranza ha emanato nuove direttive per l'assunzione della pillola abortiva RU486: si può ora abortire a casa e fino alla nona settimana. All'indomani della presentazione della Samaritanus bonus, della Congregazione per la dottrina della fede, che ribadisce la condanna dell'aborto e la necessità di sostegno alla famiglia, Papa Francesco torna sul tema della tutela della vita nell'occasione della presentazione della campana La Voce dei Non Nati. «Essa accompagnerà gli eventi volti a ricordare il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale», ha affermato il Papa. Non è la prima volta che Francesco si esprime fermamente contro l'aborto. Tuttavia basta la ragione naturale per capire che il diritto alla Vita è il primo dei diritti umani, poiché senza vita non ci possono essere diritti; così come non può esistere nessuno che abbia il diritto di decidere sulla vita di un altro essere umano. D'altronde la Dichiarazione dei diritti del fanciullo riconosce necessaria una adeguata tutela giuridica del bambino sia prima che dopo la nascita. Ma, a prescindere dal diritto alla Vita, qualcuno si è mai preoccupato degli effetti della RU486 sulla salute psichica e fisica delle donne? I rischi di complicanze con la RU486 sono decuplicati rispetto all'aborto chirurgico. Solo in America sono morte 24 donne per la RU486. E sempre negli Usa sono state registrate più di 4.600 complicanze (dolore forte e prolungato, gravi emorragie, gravidanze extra uterine, infezioni e altro). Per non menzionare le sofferenze emotive, l'ansia, la depressione, il disturbo post traumatico da stress, l'abuso di sostanze, i comportamenti autolesionistici, fino al suicidio e altri problemi di salute mentale connessi all'aborto. Va notato che per accertare che la morte sia stata causata dalla pillola abortiva occorre un'autopsia: queste negli Usa sono a pagamento e vengono eseguite solo in caso di denuncia penale. Perciò è ragionevole ritenere che queste cifre rappresentano solo la punta di un iceberg. Per di più prendere la RU486 a casa apre all'aborto «fai da te». Non è una maggiore libertà per le donne: è abbandono, è solitudine, nell'attesa dell'espulsione del bambino, che, come riportato dal British Medical Journal, nel 56% dei casi viene individuato dalle madri, nel water o sull'assorbente igienico. È veramente grave che di tutto questo non vengano informate le madri che chiedono di usare la RU486 per abortire. Si prospetta loro solo la «scelta» dell'aborto facile: la società si toglie ogni responsabilità, la donna si ritroverà madre di un bambino morto, con gli stessi problemi economici e sociali che l'avevano spinta al tragico gesto. Possibile che le femministe accettino compiacenti tutto questo?

*Presidente Pro Vita & Famiglia

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