Piuttosto che il lockdown natalizio, ipotizzato ieri dal virologo Andrea Crisanti, prende piedi l'idea di blocchi localizzati ma non totali. Tutto dipende dalle prossime settimane e da quanto carico di lavoro si riverserà su ospedali e sistema sanitario. «Ma con i numeri attuali - sostiene il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri - non vedo rischio di un lockdown nazionale per l'Italia. È chiaro che serve lo sforzo di tutti. Io vedo più probabili dei lockdown circoscritti laddove ci fossero focolai che non possono essere controllati». Il margine per evitare la paralisi totale c'è ancora, a cominciare dai test diagnostici, anche rapidi a larga scala, almeno 300mila al giorno.
Da oggi fino a Natale, per i tempi di una pandemia, c'è «un'era geologica» sostiene anche Pier Luigi Lopalco, epidemiologo e assessore in pectore alla Sanità della Puglia. «Davvero non possiamo sapere cosa può accadere in così tante settimane. Monitoriamo la situazione attentamente. È ovvio che se la maggior parte dei contagi resta intrafamiliare o della cerchia amicale - continua Lopalco - quelle situazioni devono essere limitate il più possibile. Speriamo che fino a Natale riusciremo a tenere sotto controllo la curva, che non ci sia un impatto sugli ospedali e che quindi possiamo passare l'inverno, Natale, incluso, con un certo livello di normalità.
Ma la normalità al 100% non possiamo sperarla nei prossimi mesi», conclude Lopalco che ritiene opportuno, in funzione anticontagio, tornare ad un uso rafforzato dello smartworking. «Sarebbe il caso di portare avanti questa modalità. La maggior parte delle grandi aziende si è già adattata».
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