Coronavirus

Silvan fa la spesa, Dago lavora, la Laurito cucina. Ordinarie vite da vip ai tempi della quarantena

C'è chi era già chiuso in casa da anni, chi gioca alla PlayStation e chi scrive

Silvan fa la spesa, Dago lavora, la Laurito cucina. Ordinarie vite da vip ai tempi della quarantena

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Insomma, è come se fossimo tutti agli arresti domiciliari, un'esperienza straniante per tutti. E io, tra una partita alla Playstation e una serie su Netflix, mi domandavo come passano vip, scrittori, intellettuali la loro quarantena. Per cui mi sono attaccato al telefono e ho chiesto a chi mi veniva in mente cosa faceva.

Il primo della mia lista è stato Silvan, con cui amo spesso chiacchierare. «L'esperienza più assurda è stata andare a fare la spesa, per la prima volta in vita mia. Avevo un cappello, gli occhiali scuri, la mascherina, l'impermeabile, sembravo l'uomo invisibile. Ci ho messo due ore, perché non trovavo niente». Grazie alla quarantena abbiamo scoperto un trucco che Silvan non sa fare: trovare un barattolo in un supermercato.

Invece Roberto D'Agostino non se la passa tanto male, anche perché dice che non è più un essere umano. «Sono un computer con due gambe e la panza, e pensa, sono passato da due a tre milioni di visitatori». Se le case editrici sono chiuse, e i giornali vivacchiano, Dagospia va alla grande.

Marisa Laurito mi risponde con la sua voce allegra e sento rumore di pentole, di mestoli, «Ma che fai cucini?». «Io cucino sempre, anche se ora non posso invitare nessuno.» Anche Enrica Bonaccorti si dedica alla casa ma differenza della Laurito «vorrei tanto imparare a cucinare», e così Barbara D'Urso, «ho già preso un chilo», fa. «Tranquilla», le dico, «mi piaci anche chubby».

Giampiero Mughini fa la vita di sempre: «sto chiuso in casa a leggere. È il lusso della vita». Vittorio Feltri continua a lavorare senza problemi: «La mia vita non è cambiata. Mangio e dormo a casa mia, a Milano, e il resto della giornata come al solito lo trascorro a Libero. Mi manca un ristorante dove ogni tanto recarmi a cena per svago. Mi manca anche il Bar Basso dove al sabato e alla domenica mi facevo uno spritz con mia moglie. Per il resto, nessun problema. La mia vita come tutte le vite è una catena di banalità.»

Tra i miei amici scrittori Barbara Alberti è passata dallo stare chiusa nella casa del Grande Fratello Vip a stare chiusa in casa sua, e osserva: «Non c'è più un millimetro di tv radio rete che sia esente dal virus, 10 per cento informazione, 90 per cento chiacchiere vane che provocano ansie intollerabili. Appena ascolto mi sento tutti i sintomi, e aspetto la morte. Ho l'orecchio destro a pezzi, perché la gente chiusa in casa si attacca al telefono.»

Telefonino che tormenta anche Diego De Silva: «Vivo piantato al computer come un nerd fuoricorso. Ma il vero protagonista di questi domiciliari è il telefonino. Tu sei lì che aspetti con ansia il nuovo modello dell'autocertificazione, che proprio non vedi l'ora di sapere le novità, e ecco che ti arriva un video spiritosissimo. Allora lo apri, lo vedi fino in fondo e dici: Ah ah ah, com'è divertente questo video».

Piersandro Pallavicini, sublime scrittore e scienziato, mi dice: «Non sono abbastanza sereno per scrivere narrativa. Allora leggo e guardo Vita da strega e Omicidi in paradiso in tv». Idem, Giuseppe Culicchia legge molto e guarda serie tv, «poi un giorno sì e l'altro no mi infilo una tuta da palombaro e esco a fare la spesa».

Gipi, il fumettista più bravo d'Italia, non mi dice niente perché non vuole essere nominato nei miei articoli, si è già dovuto dissociare più volte da me neppure potessi contagiarlo peggio del Coronavirus, e mi sbatte giù il telefono, quindi lo rispetto e non lo nomino, Gipi.

Emilio Pappagallo, il direttore di Radio Rock, commenta che come me neppure prima usciva mai di casa, a parte per andare in radio, ma proprio adesso che non può farlo per decreto ha una gran voglia di uscire. Sempre restando tra i protagonisti della radio, chiedo anche a Giuseppe Cruciani, che mi racconta la sua giornata. «Ho sempre odiato le folle, però mi mancano terribilmente. Vado in radio. Ritorno a casa. Incursioni compulsive su Netflix, Prime, Sky e altro per scegliere l'ennesima serie dopo averne viste dieci in quattro giorni e scegliere puntualmente quella sbagliata. Sprofondare nel divano. Alzarsi rincoglionito la notte, azzannare cioccolata fondente cento per cento, la più amara sul mercato, sonno tormentato. Speranze zero. Vaffanculo».

Infine, per quanto mi riguarda sto scrivendo un libro insieme al neuroscienziato Giorgio Vallortigara, che sarà pubblicato da La Nave di Teseo, e parlerà dell'esistenza e dell'essere umano. Perfetto scriverlo di questi tempi, abbiamo trovato anche un titolo molto rassicurante: Lettere dalla fine del mondo.

Amen.

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