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Sindacati insoddisfatti: "Rischio sciopero generale"

Oggi nuovo incontro con Draghi prima del Cdm. Decreto fisco: sì alla fiducia del Senato con 175 "sì"

Sindacati insoddisfatti: "Rischio sciopero generale"

La risposta definitiva si avrà stamattina. Il premier Mario Draghi ha convocato una cabina di regia di maggioranza per mettere a punto gli emendamenti prioritari della manovra in materia fiscale e informerà telefonicamente i sindacati. Ma il rendez-vous di ieri pomeriggio con i segretari di Cgil, Cisl e Uil non ha sortito un esito positivo e il rischio di uno sciopero generale è tutt'altro che scongiurato. «È chiaro che se le cose rimangono così su fisco, pensioni e precarietà, per quel che ci riguarda, con Cisl e Uil, continueremo la mobilitazione e decideremo che altre iniziative mettere in campo», ha detto il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, all'uscita da Palazzo Chigi.
Eppure il governo ha messo in campo tutte le risorse delle quali poteva disporre: 2 miliardi di euro per venire incontro ai rappresentanti dei lavoratori. In particolare, 1,5 miliardi andrebbero a un taglio una tantum del cuneo fiscale dello 0,5% (dall'8,9 all 8,4%) sui redditi fino a 47mila euro e 500 milioni che si aggiungeranno ai 2 miliardi già stanziati per il Fondo contro i rincari delle bollette. Mentre a tarda sera dal Senato arriva la conferma della fiducia al governo, con 175 «sì» e 13 «no» al dl fiscale che ora passerà alla Camera.


Rimane, però, l'insoddisfazione della Cgil. «Resta il problema di modifica sostanziale che riguarda come vengono spesi gli 8 miliardi», ha sottolineato Landini riferendosi alla riforma dell'Irpef e al taglio dell'Irap la cui dotazione potrebbe non essere spesa interamente lasciando spazio alle concessioni al sindacato.
«Abbiamo apprezzato tantissimo che si mettano 1,5 miliardi per la decontribuzione ai lavoratori dipendenti sotto i 47mila euro, abbiamo chiesto che diventi strutturale», ha chiosato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, rimarcando che il ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha spiegato loro che «l'impianto di ripartizione dei 7 miliardi di taglio dell'Irpef è destinato per l'85% alle fasce di reddito al di sotto dei 50mila euro», sebbene gli effetti maggiori (692 euro di sgravio medio) si risentano tra i 50 e i 60mila euro di reddito annuo lordo. Sbarra ha aggiunto che all'esecutivo è stato chiesto di «rafforzare ulteriormente gli sgravi fiscali per le persone collocate nelle fasce medio-basse e basse» e ha annunciato che la no tax area per i pensionati sarà alzata a 8.500 euro, «una prima conquista sociale importante» anche «non basta e aspettiamo di conoscere le decisioni del governo».


Stessa ubbia anche per la Uil. «Non vediamo misure incisive sull'evasione fiscale, con la riforma Irpef vengono penalizzate le classi economiche tra zero e 26mila euro e resta la necessità di un intervento sul cuneo fiscale», ha sintetizzato il segretario generale Pierpaolo Bombardieri, aggiungendo che «anche sulle pensioni non ci sono risposte: abbiamo chiesto di specificare le risorse disponibili sull'Ape social perché non bastano, abbiamo chiesto di abbassare l'età pensionabile per i lavoratori edili, di intervenire su Opzione donna, di ricordare che ci sono ancora esodati e ribadito la necessità di fare un intervento sulla previdenza integrativa». L'apertura moderata al sindacato rischia di aprire, però, un doppio fronte. Il primo è politico: la Lega, infatti, vorrebbe aumentare la dotazione contro il caro-bollette. «Non bastano 500 milioni, si prendano altre risorse dal reddito di cittadinanza», affermano fonti leghiste che hanno sottolineato la necessità di 4-5 miliardi. «Vanno aiutate le famiglie ed evitata la chiusura di alcune imprese», aveva affermato il ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, sottolineando che occorrerà è compiere delle scelte. Il secondo fronte è quello con le parti sociali, in primis Confindustria. Ieri il presidente Bonomi è tornato a chiedere il taglio del cuneo fiscale (2/3 sui lavoratori e 1/3 alle imprese) come «il giusto provvedimento, innanzitutto perché è universale».

Al Senato, intanto, Forza Italia è tornata in commissione Bilancio per la discussione della manovra, dopo averla abbandonata in polemica sulla scelta dei relatori.

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