Il sindaco in Campidoglio per illustrare i motivi delle dimissioni

RomaOrmai è una partita a scacchi, seppur grossolana quanto a strategie, quella che si gioca tra il «marziano» Ignazio Marino e il Pd. Con quest'ultimo ansioso di mandare in archivio il sindaco chirurgo, che a sua volta negli ultimi giorni da «ordinario amministratore» scopre uno straordinario attivismo. Ieri, di fronte all'ennesimo stop della metropolitana, ha spalancato i varchi del centro storico agli automobilisti romani per «non penalizzarli», vincendo la sua notoria antipatia per le altrui quattro ruote. Ieri, soprattutto, il sindaco ha incontrato il senatore di Forza Italia Francesco Giro, che gli ha chiesto di presentare in aula Giulio Cesare le ragioni del suo passo indietro. «La città di Roma e i romani hanno il diritto di sapere che cosa sta succedendo nella loro città», ha spiegato l'azzurro, appellandosi a «trasparenza e responsabilità». Richiesta subito recepita dal primo cittadino, che ha ringraziato il senatore di Fi e si è premurato di dichiarare, in una nota, di aver ascoltato «la sua severa preoccupazione e la sua determinata richiesta di non spiegare le ragioni delle mie dimissioni in stanze chiuse, ma nei luoghi deputati a questo dalle regole democratiche».

Il tutto per la soddisfazione dei radicali romani, che con il consigliere Riccardo Magi caldeggiano la gestione della crisi «all'interno del perimetro istituzionale», e per lo scorno massimo del Pd, che al contrario farebbe di tutto per evitare di concedere un palco pubblico a Marino, occasione che gli consentirebbe di sparare ad alzo zero sui dem. I quali, come è noto, da giorni stanno valutando di far dimettere in blocco i consiglieri comunali del partito nel caso in cui il sindaco decidesse di non mollare la poltrona, ritirando le dimissioni prima del 2 novembre, ultimo giorno per ripensarci.

Viste le premesse, non stupisce la «mossa» del presidente e commissario romano del partito, Matteo Orfini, che colpisce Marino, via social network , proprio in quello che il sindaco ha di più caro. Ossia l'asserita estraneità dai «poteri forti», spesso indicati dal primo cittadino come il suo vero nemico. Per Orfini, invece, «a giudicare dalle nomine last minute, la grande guerra ai poteri forti si è fermata davanti ai cancelli dell'Auditorium».

Il riferimento, per nulla velato, è alle nomine sul filo di lana del Consiglio di amministrazione dell'Auditorium di Roma, comunicate mercoledì dal Campidoglio, con le quali Marino ha assegnato due delle tre poltrone ad Azzurra Caltagirone e al manager romano Aurelio Regina.

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