Ci mancava l'attacco alla Barbie, nel senso di bambola. Ci pensano quelli di Sinistra Italiana, per voce di Carla Giuzzi, l'occasione è offerta dalla mostra "Le Donne - 500 fashion Barbie dolls", allestita ad Arcore, in Villa Borromeo, come momento culturale contro la violenza di genere e il cui ricavato è destinato alla Caritas della Comunità pastorale Sant'Apollinaire. Per il partito di Vendola-Fratoianni la bambola è "un modello di donna che è alla base della violenza di genere in quanto vista solo come un oggetto da possedere. Barbie è un fenomeno complesso, partito negli anni '50 e nel quale si rappresentava un'idea di donna diversa rispetto a quella comune di allora: casalinga, moglie e madre. Successivamente il suo aspetto fisico, alta, bionda, occhi azzurri, vita stretta e gambe lunghe ha condizionato generazioni di bambine a seguire il modello di donna stereotipato che veicolava e non è bastato vestirla da scienziata, poliziotta o pilota d'aereo". Torna alla mente la canzone di Michel Polnareff, con testo di Herbert Pagani "È una bambolina che fa no, no, no, si difende come può dietro alla vetrina dei suoi no, no, no", bei tempi.
A questo punto, per la proprietà transitiva, si può prevedere che anche Cenerentola e Biancaneve stiano per ricevere un avviso di garanzia da Sinistra Italiana, la loro figura e la loro storia nulla hanno a che fare con l'emancipazione femminile, anzi, pure il Principe azzurro andrebbe rivisto e corretto, su Brontolo, Pisolo e gli altri cinque, meglio non infierire.
Non posso nemmeno immaginare che cosa potrebbe accadere alla Principessa sul pisello, fiaba danese di Hans Christian Andersen, per non parlare
addirittura delle Sorelle Materassi, ambiguo titolo del romanzo di Aldo Palazzeschi. Ma sulla bambola in questione, se ne può comunque uscire con un'idea decisiva per il trio Vendola - Fratoianni - Giuzzi: la Barbie Salis.