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La sinistra elegge Zaki nuovo leader dell'opposizione. "Scelte giuste di indipendenza"

La sinistra attende con ansie e speranze il rientro in Italia del suo "nuovo eroe": Patrick Zaki

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La sinistra attende con ansie e speranze il rientro in Italia del suo «nuovo eroe»: Patrick Zaki.

È la volta buona. Il ricercatore egiziano è già diventato il «frontman» dell'opposizione al governo Meloni. Quel rifiuto di Zaki al volo di Stato, messo a disposizione dal governo Meloni per il ritorno a Bologna, ha fatto godere Pd, Nicola Fratoianni, Rifondazione comunista, socialisti e Verdi. È un'orgia collettiva. Non è un mistero: la sinistra italiana ha l'innamoramento facile. Soumahoro docet. Strano che Damilano e Saviano non abbiano ancora «eletto» il rifiuto di Zaki (a Meloni e Tajani) a simbolo di resistenza civile contro i «barbari». Strano. Sono già trascorse 48 ore dal «gran rifiuto» e nessuno dei due ha ancora fiatato su questa scelta.

Non si risparmia invece la sinistra parlamentare. Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni è su di giri: «La scelta di Zaki di non tornare in Italia con un volo di Stato la interpreto come una scelta giusta, come ha detto il suo legale, è una scelta di indipendenza e di autonomia. Una bella scelta e comunque è la sua scelta. Lo lascerei in pace, ha già passato 22 mesi nelle carceri egiziane. La liberazione di Zaki è una grande gioia per tutti noi, ma naturalmente restano sul regime di al Sisi tantissime ombre e fantasmi. Sono quelli dei corpi delle persone che sono ancora imprigionati in quelle carceri, e sono migliaia, e sono quelle di un regime che continua a opporre un muro di gomma inaccettabile di fronte alla ricerca di verità e giustizia per Giulio Regeni. Mi auguro che il nostro governo non abbassi in nessun modo la guardia su questo fronte». Zaki incassa il sostegno del «compagno Fratoianni» e gongola.

Oggi arriverà il Italia. A Milano e in serata a Bologna dove è in fase di preparazione la festa in piazza con tutta l'amministrazione Pd. Zaki resterà due settimane in Italia. Ha già un'agenda fitta di inviti: feste dell'Unità, Università, associazioni. Il vicesindaco di Bologna Emily Marion Clancy sta organizzando un incontro con Elly Schlein. Non ci sarà, invece, alcun faccia a faccia con il governo. «Un incontro con Patrick Zaki Non è previsto» taglia corto il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Noi ci siamo preoccupati di tutelare un giovane che era detenuto, condannato, per restituirgli la libertà, visto che è un giovane che aveva studiato e si era laureato in Italia. Poi il resto sono sue scelte, come venire in Italia, quando stare. A noi interessava la liberazione del giovane, ci siamo impegnati su questo fin dall'inizio» - ribadisce il leader di Fi.

Le parole di Tajani arrivano mentre a sinistra l'orgasmo collettivo non si ferma. Il governatore dell'Emilia Romagna - e avversario di Schlein alle primarie - Stefano Bonaccini fiuta le potenzialità del fenomeno Zaki e non si fa trovare spiazzato: «Fatemi salutare, anche da qui, anche una persona che pensavamo di poter abbracciare già oggi, lo faremo presto, che ha lottato per i diritti e per il diritto di parola, di opinione: Patrick Zaki. Bentornato Patrick. Sono tra quelli che subito dopo la sua liberazione ha ringraziato anche il governo italiano e i suoi diplomatici, sono rimasto colpito che ho trovato fragorose ola da parte della destra, devo dire che molti dei parlamentari che hanno esultato non li avevo mai visti a fianco a noi nelle manifestazioni che abbiamo fatto per la sua libertà» - esulta dal suo evento Energia Popolare.

Sale sul carro anche il socialista Enzo Maraio: «Una enorme gioia per tutti noi che dobbiamo onorare non abbassando mai l'attenzione rispetto a tanti che, come lui, vengono quotidianamente privati della libertà e dei loro diritti in alcuni paesi d'Europa e del mondo». Non manca Rifondazione Comunista che la butta subito in rissa: «I polemisti da strapazzo come l'ineffabile Gasparri, criticano la scelta di rifiutare un volo di Stato con immancabili foto di rito».

La sinistra gode per Zaki e già litiga.

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