Non ama i dibattiti teorici, ma le cifre e i numeri. «Ho fatto il sindaco per 27 anni, sia pure in due piccoli comuni come Giaveno e Valgioie, quindi mi dedico ai problemi concreti - attacca Osvaldo Napoli, candidato di Forza Italia a Torino - a cominciare dalle imposte locali nell'era Fassino».
Sono aumentate?
«Sono esplose. Il complesso Ici-Imu-Tasi sulla prima casa era a zero nel 2010».
Oggi?
«Siamo a 220 euro».
E sulla seconda casa?
«Siamo passati dai 347 euro del 2010 ai 979 di oggi».
L'addizionale Irpef?
«È salita da 210 a 336 euro. Fassino, che gode di stima universale e buona stampa, ha dovuto alzare al massimo tutte le aliquote. Questa è Torino, spremuta come un limone, al di là della retorica».
Peccato che il centrodestra si presenti in ordine sparso.
«Lo so, questa divisione fratricida mi rattrista profondamente. Io credo che uniti, almeno secondo i sondaggi, avremmo potuto arrivare al ballottaggio con Fassino. E comunque ce la saremmo giocata, perché sommando i vari segmenti della nostra rissosa coalizione si ottiene una cifra equivalente e forse superiore a quella dei 5 Stelle».
Chiara Appendino, la candidata grillina, sembra in ascesa.
«Con tutto il rispetto, la Appendino, senz'altro persona perbene ed elegante, non conosce la differenza fra una delibera e una determina. Non sa come gira la macchina comunale».
Lei?
«Io ho passato una vita negli enti locali e so come attivare tutti i meccanismi possibili per reperire risorse».
Fassino e prima di lui Chiamparino hanno rilanciato il brand di Torino. Le Olimpiadi. E poi La Venaria, il Museo Egizio, il Castello di Rivoli, l'enogastronomia.
«Tutto vero, peccato che gran parte di quei progetti siano nati da un'altra parte».
Dove?
«Nella giunta di centrodestra guidata da Enzo Ghigo. E peccato che i soldi, oltre 3,5 miliardi, ce li abbia messi il governo Berlusconi. Per carità, nessuno se lo ricorda, ma la sinistra ci ostacolava e parlava di spreco di risorse pubbliche, un po' come è successo per i grattacieli a Milano che oggi sono il fiore all'occhiello di Pisapia».
Che cosa manca a Torino?
«Torino ha un debito monstre che Fassino ha ridotto a 2,9 miliardi di euro. Picchiando sulle imposte».
Come se ne esce?
«Con la spending review. Occorre fare delle scelte. Io per esempio toglierei risorse alle coop e le girerei ai poveri che qui sono una vera emergenza. Centocinquantamila persone non arrivano a fine mese. E nel giro di un anno altre 20mila perderanno anche il paracadute della cassa integrazione».
Il centrodestra unificato, alla milanese, è un'eccezione?
«Dovrebbe essere un modello. Purtroppo la rottura nella Capitale ha provocato la fine del sodalizio anche in Piemonte, a Torino e a Novara».
Un errore?
«Gravissimo.
Dovevano far fare a noi, invece di sacrificarci sull'altare di logiche nazionali. Alla querelle sulla leadership fra moderati e estremisti preferisco l'analisi e la soluzione dei problemi concreti. Per questo vorrei fare il sindaco di Torino».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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