Se Ayomide, Libania, Raphaela e Maria Benedicta avessero corso sulla pista di Tarragona consapevoli di portarsi a cavalcioni Saviano e l'allegra combriccola radical chic, certamente non sarebbero arrivate davanti alle colleghe di Francia, Spagna e Marocco sabato sera nella staffetta 4x400 metri, ultima gara dei Giochi del Mediterraneo in cui anche grazie a loro l'Italia ha primeggiato nel medagliere. E non avrebbero potuto sguainare quei magnifici fotografici sorrisi ad adornare i gesti femminili e guasconi di chi ha appena trionfato, mentre una delle quattro, la più esperta Libania, tiene alto il tricolore che qualcuno le ha passato.
Per fortuna ad Ayomide Folorunso, Libania Grenot, Raphaela Lukudo e Maria Benedicta Chigbolu tutto questo non interessava. In quella foto sono solo quattro ragazze italiane che hanno appena fatto quello per cui erano là, su quella pista in Catalogna: correre veloce, possibilmente più delle avversarie. Stavolta è riuscito loro con il tempo di tre minuti, 28 secondi e 8 centesimi, niente di eccezionale, in verità. Ma abbastanza per primeggiare in una manifestazione di modesto livello agonistico, lontana dai fasti dell'atletica dei superingaggi che si esibisce nel circuito dorato della Diamond League.
Ma non è questo il punto: il punto è che la vittoria in una gara che nessuno ha visto svolgersi e della quale la gran parte degli italiani ignoravano anzi l'esistenza è diventata virale grazie alla foto delle quattro ragazze nere, dalle storie e dalle provenienze le più varie. Loro pensavano di aver finito la gara, e invece si sono viste consegnare il testimone di simbolo dell'integrazione felice e vincente (facile, con una medaglia al collo). I sorrisi delle quattro ragazze (Libania cubana diventata italiana per matrimonio, Ayomide nigeriana che vive da 14 anni in Italia, Maria Benedicta romana di mamma italiana e papà nigeriano, Raphaela nata ad Aversa da genitori sudanesi) se li sono intestati le anime belle della sinistra da salotto; per tutti Roberto Saviano, che non cede mai alla tentazione di privarci del suo pensiero, e che ha retwittato la foto delle atlete: «I loro sorrisi sono la risposta all'Italia razzista di Pontida. L'Italia multiculturale nata dal sogno repubblicano non verrà fermata»; poi l'altro Matteo, Renzi: «La notizia più bella di ieri arriva dai Giochi del Mediterraneo, non da Pontida. Vince l'Italia che non ha paura: #PrimeLeItaliane».
Tarragona contro Pontida, dualismo insensato. Alle fab four si fa subito posto nel muffo pantheon di una sinistra a corto di miti anche di scorta. Gli immigrati portano sorrisi e medaglie, quindi apriamo i porti e le porte e tra vent'anni vinceremo Olimpiadi, Nobel e se servirà guerre. Una visione neocoloniale dello sport e dell'integrazione, che peraltro cela un equivoco macroscopico: se, come assicura la gauche caviar, la pelle non conta, allora perché dare tanto importanza a quella di quattro tizie che corrono veloce? Non è meglio lasciarle in pace senza glassarle di quello stomachevole buonismo sotto sotto pur esso razzista?
A mettere ordine ci pensa Matteo Salvini, che twitta anche lui la foto e chiosa: «Come tutti hanno capito (tranne qualche benpensante e rosicone di sinistra), il problema è la presenza di centinaia di migliaia di immigrati clandestini che non scappano da nessuna guerra e la guerra ce la portano in casa, non certo ragazze e ragazzi che, a prescindere dal colore
della pelle, contribuiscono a far crescere il nostro Paese». Quindi l'invito: «Mi piacerebbe incontrarle e abbracciarle». Subito accolto dalla Grenot: «Volentieri ma dopo gli Europei di Berlino». Mica sempre si può correre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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