Un incontro interlocutorio. Non tanto perché Silvio Berlusconi e Matteo Salvini stiano davvero discutendo di chi dovrà essere il candidato sindaco di Milano, quanto perché la partita è ancora nei primi minuti di gioco e solo all'inizio del prossimo anno si avvicinerà il novantesimo. Possibilmente dopo che il Pd avrà indicato il suo candidato sindaco di Milano, così da poter valutare il profilo migliore per provare a strappare Palazzo Marino al centrosinistra. Che a correre sia un esponente di partito oppure un rappresentante della società civile è infatti una circostanza non di poco conto, soprattutto per un Salvini su cui aumenta in questi giorni il pressing affinché sia lui a candidarsi. Insistenza che arriva da chi gli consiglia un'esperienza amministrativa importante prima di cimentarsi nella corsa alla leadership (vedi Giancarlo Giorgetti), ma anche da chi pensa che contro un candidato moderato - per esempio Giuseppe Sala - finirebbe per perdere e quindi bruciarsi (vedi un pezzo non solo della Lega ma anche di Forza Italia). Il diretto interessato ne è ben cosciente e infatti anche lui preferisce temporeggiare.
Per il momento, insomma, si fa pretattica. E l'incontro di domenica ad Arcore è probabile ci sia stato più per non smentire gli annunci degli ultimi giorni che per un'effettiva esigenza di confronto. Non a caso, i due hanno cenato nel salone di Arcore mentre in tv scorrevano le immagini di Milan-Napoli, non certo la situazione migliore per parlare di politica.
Sullo sfondo di questa partita, però, si giocano i destini di Forza Italia in vista delle politiche. Quel che conta per i vertici azzurri, infatti, è che a Milano si presenti un candidato che corra sotto le insegne di Forza Italia così da fare da traino al partito. Lo schema opposto a quello che ha portato Luigi Brugnaro a diventare sindaco di Venezia con il sostegno di una lista civica. Il risultato della tornata amministrativa di primavera (si voterà anche in comuni del peso di Torino, Bologna e Napoli) sarà infatti sul tavolo delle trattative tra Forza Italia e Lega se davvero nel 2017 si votasse per le politiche. Ancora di più con la lista unica imposta dall' Italicum , dove i voti presi l'anno prima sarebbero uno dei principali criteri per dividersi i posti in lista.
Oltre a quello dei sondaggi, decisamente meno fattuale ma al momento favorevole a Salvini. Anche se, sintetizzava l'ex premier in privato qualche giorno fa, «nonostante io resti immobile Forza Italia è data al 12%, mentre Salvini ha fatto di tutto e non va oltre il 14%».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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