Il sit-in per Ranucci diventa anti-governo. "Italia Paese malato"

Presidio col cronista minacciato. L'attacco al gruppo Angelucci

Il sit-in per Ranucci diventa anti-governo. "Italia Paese malato"
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In piazza Santi Apostoli a Roma, la manifestazione convocata dal M5s, dopo l'attentato a Sigfrido Ranucci, scivola nella classica deriva anti-governo. Sul palco sfilano tutte le firme e volti della stampa di sinistra. La tentazione di trasformare il presidio di solidarietà per Ranucci in un raduno anti-Meloni è forte.

Solo il direttore del Fatto Marco Travaglio non cede alla pressione anti-meloniana della piazza. E nel suo intervento, in collegamento, illustra la proposta di legge Ranucci: uno strumento legislativo per neutralizzare le querele temerarie. Chiude la manifestazione Sigfrido Ranucci che chiama sul palco tutta la squadra di Report: "Io e la mia squadra non ci facciamo intimidire". E poi l'affondo contro il governo: "Siamo un Paese malato, c'è una campagna di delegittimazione della stampa". Però annuncia: "Ho ricevuto denunce e querele da mezzo governo, da esponenti di Fratelli d'Italia, da La Russa, Urso e Gasparri, ma alcune di queste sono state ritirate: è un bel segnale per la democrazia". Sotto la pioggia si alternano sul paco Lirio Abbate, Andrea Scanzi, Rula Jebreal, Francesco Cancellato. In collegamento da New York, Rula mette nel mirino Meloni per l'attentato a Ranucci: "È avvertimento al giornalismo libero, smettete di indagare sul potere". E poi tira dentro il tema Gaza: "Ciò che è accaduto a Ranucci è ciò che accade da mesi a Gaza con i cronisti ammazzati". E poi ritorna con un affondo contro Meloni: "Complice del criminale Netanyahu". La segretaria del Pd Elly Schlein in piazza fa retromarcia sulle accuse a Meloni: "Nessuno ha mai detto che la bomba ce l'ha messa il governo Meloni o che fosse il mandante. Io ho detto una cosa semplice: nei Paesi in cui l'estrema destra governa indebolisce la democrazia". Il campo largo è al gran completo. Abbracci e pacche per il coordinatore di Report. Ranucci, nel pomeriggio, si collega al seminario del Premio Daphne Caruana Galizia al Parlamento europeo di Strasburgo e attacca l'editore del Giornale: "Abbiamo in Italia un editore, come Angelucci, deputato, tra l'altro tra i più assenti, i cui giornali si sono prestati alla delegittimazione del sottoscritto; altri giornali si sono addirittura augurati la mia morte". Senza freni l'intervento di Roberto Scarpinato, senatore del M5s: "Siamo il Paese della mafia e della massoneria". Il copione però non cambia. La presidente della commissione Vigilanza Barbara Floridia punta il dito contro il governo: "Ha tagliato le puntate a Report". In piazza c'è anche una delegazione di Fdi, composta dai capigruppo Lucio Malan, Galeazzo Bignami e dal deputato Giovanni Donzelli. Sul palco campeggia la scritta "Viva la Stampa". Giuseppe Conte (nella foto con Ranucci) dà il via all'evento: "Per una stampa libera ci vuole una politica responsabile, e le istituzioni devono fare in modo di svolgere il loro lavoro. Il partito della presidente del Consiglio per esempio dovrebbe ritirare la querela contro Sigfrido Ranucci, e così i ministri. Una politica responsabile non può sventolare carote o offrire gogne.

Una politica responsabile deve adeguare la nostra disciplina al regolamento europeo, con una riforma della Rai. Una politica responsabile deve consentire alla Vigilanza Rai di operare". Nicola Fratoianni sposta il baricentro della discussione sulla Rai: "Ora però serve un salto di qualità da parte di chi oggi governa la Rai".

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