Lo slogan: l'Unione non è finita con la Brexit

La cancelliera e il presidente francese d'accordo col premier: non ci faremo scoraggiare

Anna Maria Greco

Roma Diventerà un campus per formare i giovani europei il carcere di Santo Stefano, dove Altiero Spinelli e gli altri padri dell'Europa hanno scritto il loro Manifesto.

Matteo Renzi lo indica alle sue spalle, sull'isolotto di fronte a Ventotene. È alla conferenza stampa sul ponte di comando della portaerei Garibaldi, ancorata di fronte alla perla delle Pontine. Al suo fianco, François Hollande e Angela Merkel. Stesso completo grigio piombo per il premier italiano e il presidente francese, abbottonatissima giacca verde acqua per la cancelliera tedesca.

L'annuncio vuol'essere il segnale che l'Ue del dopo Brexit, attaccata dal terrorismo jihadista e divisa di fronte all'immigrazione massiccia può superare scetticismi, populismi e contrapposizioni, per scrivere una nuova pagina della sua storia.

«È arrivato il momento di tenere insieme sogni e concretezza», dice Renzi. Ma sono Hollande e Merkel a illustrare le priorità che il triunvirato indicherà al vertice Ue di Bratislava di metà settembre. Sicurezza, sottolinea Hollande, con la protezione delle frontiere esterne dell'Europa rafforzando anche la guardia costiera e maggiore coordinamento nella lotta al terrorismo, condividendo le informazioni a livello di polizie e intelligence. Accoglienza dei migranti, dice Merkel, ma anche investimenti per «dare un futuro all'Africa», cominciando dai Paesi d'origine dei flussi migratori come Mali e Niger. Il presidente è un po' sulla difensiva quando dice che bisogna andare «oltre» lo scetticismo di tanti verso l'Europa, a partire dalla sua Francia e sulla guerra in Siria ribadisce la linea interventista: «Il dramma di Aleppo, un giorno, sarà la vergogna della comunità internazionale, se non facciamo qualcosa». La cancelliera ammette che sui migranti la politica in Germania è cambiata e difende l'accordo con la Turchia di Erdogan: «È essenziale perché senza il suo aiuto l'Ue non può vincere la lotta contro gli scafisti ». Poi difende la circolazione libera nello spazio Shengen.

Renzi rimane più sulle affermazioni di principio e attacca i populisti che fanno dell'Europa il «capro espiatorio» di tutto: «Il tema dell'immigrazione è una delle sfide più difficili. Nessuno pensa che si risolva con uno schiocco delle dita, ma l'Europa è la soluzione non il problema». Poi incassa i complimenti della Merkel per le «riforme coraggiose», l'appoggio per il Jobs Act e restituisce il piacere ricordando che la Germania «ha accolto l'anno scorso un milione di migranti, 8 volte più dell'Italia». A chi lo stuzzica su flessibilità e deficit, il premier replica che è «il più basso degli ultimi 10 anni e continuerà così, grazie a riforme strutturali». La cancelliera aggiunge che «il patto di stabilità contiene margini di flessibilità da usare saggiamente».

Quanto alla Brexit, i tre leader sono concordi: «Non ci facciamo scoraggiare».

Ma nessuno accenna a come gestire l'uscita della Gran Bretagna. È solo uno dei punti sui quali non sono in sintonia, come su crescita e posti di lavoro. Meglio glissare. E puntare sul programma Erasmus che compie 30 anni e va «ampliato».

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