U n'ora e mezza di dichiarazioni spontanee. Per lamentarsi del trattamento dispari subito da lui e dall'ex socio Sergio De Gregorio nel processi per i contributi pubblici de L'Avanti! , ma soprattutto per smentirlo sulla finalità - non sull'esistenza - della «tangente» da due milioni di euro. Per De Gregorio quei soldi in nero furono parte del prezzo ricevuto per cambiare casacca, passare con Berlusconi e sgambettare il governo Prodi. Ma adesso, al processo napoletano sulla compravendita di senatori, Valter Lavitola su quella somma racconta un'altra verità. Molto diversa.
L'ex editore dell' Avanti! ammette in effetti di aver consegnato i soldi a De Gregorio, attraverso una banca svizzera. Ma lo scopo non era saldare la compravendita dello stesso ex senatore, bensì la restituzione di un prestito al socio, che aveva urgenza di riottenere i soldi.
De Gregorio, infatti, secondo il racconto di Lavitola, avrebbe anticipato la somma necessaria ad avviare l'attività dell' Avanti! nella prima fase, quando a fine anni '90 lo stesso giornalista ed ex senatore ne era direttore. Quei soldi però, ha proseguito Lavitola, De Gregorio li avrebbe ottenuti grazie a prestiti usuraiconcessi da persone vicine alla criminalità organizzata napoletana. E la camorra, dopo qualche anno, aveva cominciato a battere cassa, chiedendo la restituzione della somma e degli interessi.
Così, ha raccontato ancora Lavitola, con i circa due milioni e mezzo di contributi pubblici che dal 2003 in avanti il quotidiano ha incassato per anni, oltre a coprire i costi di gestione della testata, si tentava di restituire i soldi alla camorra. Un'esigenza che per De Gregorio sarebbe stata decisamente pressante, perché il rischio di ritorsioni, anche violente, spaventava decisamente più dei possibili guai giudiziari e dello stesso carcere. Anche perché l'ex senatore sarebbe stato costantemente pressato da emissari dei clan che pretendevano la restituzione del prestito, ha detto ieri Lavitola in udienza.
Una conferma alle parole di Lavitola e alla smentita radicale della versione di De Gregorio arriva peraltro dall'Anticamorra. Che già due anni fa aveva analizzato i flussi finanziari transitati sui conti dell'ex senatore. Rilevando come i soldi che arrivavano all'ex presidente di Italiani nel Mondo o alle sue società avevano spesso come destinazione ultima «soggetti vicini a un'associazione camorristica operante nell'area napoletana».
Anche sul «pentimento» di De Gregorio, che sarebbe corso «spontaneamente» in procura per liberarsi la coscienza e raccontare ai pm la sua verità sulla compravendita, Lavitola ha qualcosa da dire. Confermando che l'ex senatore tentò prima di ottenere 10 milioni di euro da Denis Verdini per «non raccontare cose compromettenti» ai magistrati. Solo dopo aver incassato il netto rifiuto dai vertici del Pdl De Gregorio bussò alla porta della procura di Napoli.
Per Lavitola, con un doppio obiettivo. Smarcarsi dal pressing degli usurai, in quanto teste «intoccabile» della procura. E «congelare» il suo processo per truffa sui finanziamenti all' Avanti ! che, in effetti, è ancora fermo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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